Alexander McCall Smith
Guanda
Chi si rivede: il nostro Alexander Mc Call Smith, scrittore di lievità e grazia, che sa iniettare perle di pensieri curiosi e spesso profondi in un clima di commedia. Per fortuna dei suoi milioni di lettori sparsi nel mondo, lo scrittore scozzese, nato in Africa, professore di diritto a Edimburgo e suonatore di fagotto, sforna libri con facilità e con eleganza di scrittura: si capisce subito che è molto intelligente, molto spiritoso, molto osservatore. E che si diverte a scrivere (e, quel che più conta, diverte noi). Chi mi segue sa che lo Smith coltiva tre filoni: quello della detective nera del Botswana (di taglia robusta e di formidabile intuizioni), quello della bella filosofa di Edimburgo alle prese con gli enigmi delle vite altrui (e della propria) e infine quello del caseggiato al numero 44 di Scotland Street, a Edimburgo.
Guanda ha appena tradotto l'ultimo romanzo dedicato alla filosofa Isabel Dalushie, donna bella, single e ricca di Edimburgo che si permette il lusso di dirigere una rivista di filosofia senza preoccupazioni di vendite e di bilanci. Curiosa delle storie altrui, Isabel si imbatte in casi misteriosi, nodi esistenziali sui quali, usando la speculazione filosofica come una lente, indaga discretamente. Il primo libro della serie (che vale la pena leggere dall'inizio, perché la storia personale di Isabel cresce e cambia) è "Il club dei filosofi dilettanti" (Guanda). Cominciate da lì, se potete. Gli altri libri, a seguire.
La narrazione di Mc Call Smith attorno a questa giovane donna borghese di mezza età con il pallino della filosofia combina una allure di giallo quieto e alcune piste di riflessioni apparentemente semplici ma che investono di fatto gli enigmi della vita. Chi già conosce la serie potrà balzare subito su quest'ultimo romanzo: stavolta Isabel Dalushie si ritrova a compiere una specie di indagine poliziesca: spunta dall'Australia una collega filosofa che vuole rintracciare in Scozia i suoi veri genitori. Isabel non se lo fa dire due volte"… Nel frattempo accadono tante altre piccole cose. Accade la vita. Vi do appena qui un assaggio dei pensieri che turbinano ogni tanto nella testa di Isabel. Un giorno, per esempio, mentre sta in cucina per prepararsi il pranzo, rimugina sull'arte: "L'arte può ancora rammentarci la bellezza, può ancora salvarci dalla desolazione che stiamo creando. Ma c'è chi, nell'ambiente artistico, rifiuta l'idea che l'arte debba edificare ed elevare; chi pensa che non debba aspirare ad essere altro che un obiettivo puntato su una realtà sempre più sordida. Allora la creazione di qualcosa di armonioso è considerata superficiale; l'oscuro, il discordante, l'irrisolto: questo sarebbe il campo dell'arte, del cinema, della letteratura". Bene, siamo quasi d'accordo con lei. La qual però subito viene tentata da una riflessione contraria: "Forse il ruolo dell'arte è davvero quello di contrapporsi e disturbare, di pungolarci a uscier dagli schemi che troviamo rassicuranti, di sfatare le convinzioni con cui ci proteggiamo, di farci inorridire, di farci digrignare i denti. Forse avrebbe dovuto pensarla così anche lei, pur tentata di persistere nella sua fede nella bellezza e nelle sue opere. Ecco il problema di essere una filosofa: non era facile. Come filosofa non poteva semplicemente credere in una cosa e basta: doveva esplorare le possibilità che il proprio pensiero fosse erroneo; che quello che voleva creder non fosse quello che doveva ritenere vero. Eccola, la vita di ricerca: poteva rivelarsi davvero scomoda. Perlomeno, però, sapeva bene cosa voleva per pranzo".
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