Daniel Maggetti
Dadò Editore
Un uomo, nel mezzo del cammin di vita sua, fa la spola fra Losanna e le Centovalli, in Ticino, per visitare il vecchio padre contadino ormai malato nella sua camera 112, avvolto nelle nebbie della demenza e ravvicinato al tempo ultimo. In uno dei suoi viaggi di ritorno in treno, il protagonista - con un senso amaro di colpa per provare, assieme al dolore per la fragilità penosa del padre, anche un certo sollievo liberatorio per essersi rituffato nella vita - riflette fra se e rivede, per sprazzi frammentati, la vita del padre. C'è evidentemente dell'autobiografia in questo racconto che mescola memoria di infanzia e di vigore paterno, asprezze di vita contadina e balzi nel presente di malattia. Daniel Maggetti continua a sorprenderci, come fece con il suo ultimo libro e ora con questo, che invece è il suo primo romanzo, pubblicato in francese nel 1997. Daniel Maggetti è infatti uno scrittore provvisto di due lingue madri, quella italiana di nascita e infanzia e quella francese di adozione. Maggetti è nato e cresciuto fino agli studi secondari in Ticino, parlando dialetto a casa, nelle Centovalli, e poi imparando l'italiano a scuola. Per gli studi universitari ha scelto l'università di Losanna, appassionandosi a tal punto alla cultura e alla lingua francesi da diventare - e lo è tuttora - professore di letteratura francese nella stessa università. Se "La vedova col bambino" (Dadò, 2017)è un romanzo che con libera invenzione si collega a un evento misterioso e banditesco di primo Ottocento nella sua valle ticinese, in questo primo romanzo la valle torna al presente con questo dolore filiale e questa rivisitazione di un "tempo perduto". Maggetti, che naturalmente parla benissimo l'italiano, non vuole tradurre se stesso ma, coerente con la propria appartenenza espressiva al francese, si fa tradurre (qui da Carmela Rausa, prefazione di Pierre Lepori). Quel che stupisce è il fatto che questo romanzo del 1997 possiede un ardimento stilistico, un impeto espressivo innovatore che lo rendono sorprendente e convincente. In un certo senso più "moderno" di "La vedova col bambino", di impianto molto più tradizionale. Il metodo di scrittura è quello del flusso narrativo continuo, della elaborazione interiore di tutto lo struggimento personale che nell'animo del protagonista mescola, mentre egli è in viaggio, memoria e presente. Questa colloquialità interiore si dipana per frasi lunghe, incise, ritmi distesi o sincopati. Un bel romanzo, che mette in scena con pathos ma senza sentimentalismi l'inesorabile rovesciamento dei rapporti fra genitori e figli quando i primi diventano fragili e se ne stanno andando. Qui poi c'è anche il passaggio dalla appartenenza contadina del padre alla "vita altra" del figlio, urbana e intellettuale. Daniel Maggetti scrive in francese ma nella sua nuova e cara lingua egli non fa che riandare alla propria radice esistenziale. Infatti i giornali romandi proprio in questi giorni danno notizia dell'uscita dell'ultimo romanzo dell'autore: in francese, egli racconta (molto bene, dicono le recensioni) la storia intensa di una grande figura femminile: la sua nonna centovallina.
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