Canale Mussolini, parte seconda
Antonio Pennacchi
Mondadori
La stoffa di Antonio Pennacchi c'è tutta, poi lui s'è fatto prendere un po' la mano alternando vivide narrazioni alla maniera dei Peruzzi ("maledeti i Zorzi Vila" e via dicendo, nel suo impasto italico-veneto irresistibile) ad alcune stasi troppo documentarie e cronachistiche. Si capisce che Pennacchi ha voluto rendere omaggio a centinaia di umili, anonimi caduti (morti in guerra, o nella sotterranea guerra civile del dopoguerra, ammazzati nelle faide continue, note e meno note, tra fascisti, antifascisti, comunisti, soldati, partigiani, civili inermi). Un'avvertenza: per apprezzare la parte seconda bisogna assolutamente aver letto la prima: se non non si capisce molto e, soprattutto, nel secondo volume non si ridice più (la si dà per nota) la decisiva epopea dei Peruzzi e di migliaia di altre famiglie emigrate in massa negli anni Venti dal Veneto alle Paludi Pontine per bonificare l'Agro secondo il ciclopico - e riuscito - progetto di Mussolini. Non si capisce nemmeno, senza la prima parte, tutto il complicato intreccio familiare dei Peruzzi. Pennacchi ne riprende la saga, partendo dalla Liberazione e su su fino agli anni '50 con alcuni affondi nel presente attuale. Quando morde nella polpa della storia familiare ottiene pagine di grande bravura, piene di comicità, emozione, malinconia e gergalità, in una allure fra dramma e commedia.. Sa inventare anche momenti di "realismo magico". con immaginazioni d i misteri e di visioni (che non rivelo qui). Poi Pennacchi vuole rileggere la Storia del passato prossimo d'Italia rivelando cronache un po' dimenticate e svelando capitoli di delitti, di dolore, di regolamenti truci di conti. Non è un "revisionista" ma si eleva sopra il conformismo di certa Storia addomesticata, dice molte verità, augurando la pace a tutti i morti, di entrambi i fronti. I Peruzzi,si sa, salvo eccezioni hanno sempre pencolato per i fascisti (il Duce gli aveva dato i poderi, la terra, quando erano alla fame). Ma Pennacchi (autore non per caso, fra i parecchi suoi libri, de "Il fasciocomunista") ha un occhio generoso anche verso la lotta dei comunisti italiani per la liberazione e rileva l'accortezza del leader comunista Togliatti nel non volere la rivoluzione (almeno non subito) ma invece l'unità nazionale di ricostruzione, in una spinosa ma fertile alleanza di fatto con la DC di De Gasperi ( e ai due statisti dedica pagine di ammirazione). Alcune narrazioni e intuizioni (con Hitler, Mussolini, Stalin e Togliatti che parlano in dialetto veneto...) sono, oltre che vere, anche rivelatrici. Su altri punti il giudizio storico dell'autore è soggettivo, talvolta anche spregiudicato e un po' semplicistico. Ma il merito di Pennacchi è di far luce in modo romanzesco, appassionato e documentato sulle pieghe della Storia grande e di quella minima. Che dire, in sintesi? Un romanzo che ha passaggi pieni di forza e di gusto e momenti di grande scrittura, fluida e mossa come un grande fiume narrativo: ma anche un romanzo troppo lungo, con le "secche" didascaliche piene di nomi, troppi nomi di persone e di luoghi, dentro i quali il lettore rischia di naufragare.Qualche trovata boccaccesca appare anche un po' forzata. Comunque : Leggere ( o persino o rileggere) Canale Mussolini e poi affrontare Canale Mussolini parte seconda. Pennacchi si conferma scrittore vero, questa volta qua e là prolisso. Ma scrittore vero.
- Post successivo
Amica della mia giovinezza
Alice Munro
Einaudi - Post precedente
The golden spur
Dawn Powell
Fazi