Giuda
Amos Oz
Feltrinelli
C'è una storia, innanzitutto. Bella, tesa. Vi si parla di Shemuel Ash, studente universitario affannato intorno a una tesi su "Gesù visto dagli ebrei", personaggio mite, goffo e distratto, capelli ricci arruffati e una folta barba a punta protesa in avanti al punto che quando cammina, sempre in fretta, sembra che la stia rincorrendo. All'inizio del romanzo Shemuel, proprio quando il padre impoverito deve ridurgli i fondi, viene piantato dalla morosa, che si è stufata delle sue stranezze. Allora decide di smettere gli studi e risponde a un annuncio che offre vitto, alloggio e un piccolo stipendio per fare compagnia a un anziano invalido. Shemuel scopre un vecchio infermo e acutissimo di mente e di cultura e desideroso di parlare in modo fluviale e una donna misteriosa dalla voce affascinante, sui 45 anni. Chi è mai? Quale il suo rapporto con il vecchio invalido dalla chioma e dai baffoni bianchi come Einstein? Da qui si dipana il filo di una vicenda piena di curiosità e sentimenti, di idee accese e umori difficili, seduzione in agguato, sottigliezza psicologica. Il lettore condivide i piccoli riti quotidiani di colazioni mattutine e senili pasti serali, di torrentizie parole del vecchio e di sguardi furtivi ad Atalia, la donna enigmatica. E', dopotutto, una storia privata, intessuta attorno a minimi eventi ansiosi, goffi, teneri, una storia fatta anche di luci d'inverno, selciati bagnati nelle notti di Gerusalemme, odori di terra, erba e cene, fiochi chiarori di lampioni nella bruma autunnale, panini al formaggio e incontri amorosi"…. In questo impeto dettagliato di narrativa minuziosa Amos Oz è maestro grandissimo, che cattura il lettore fino a una alleanza febbrile. Ad approfondire poi in modo più complesso la struttura del romanzo c'è il palpito dei due fondali riflessivi su cui si stagliano le vicende dei pochi protagonisti. Un primo fondale si situa nel tempo cronologico della storia, che si svolge alla fine degli anni '50. C'è stata la prima guerra arabo-israeliana dopo la fondazione, nel 1948, dello Stato d'Israele e sono di là da venire gli altri conflitti. Ancora permane l'eco della costituzione del nuovo Stato e Oz inventa un personaggio intenso, un ebreo che pur venendo dalla cultura del sionismo si oppone alla scelta di uno stato strutturato e sogna una convivenza fra ebrei e arabi e critica il carismatico capo del governo Ben Gurion. Ne nasce un confronto acceso di idee, che Amos Oz non giudica, si limita a mettere in scena una polifonia di ipotesi giustapposte. L'altro fondale è quello della ricerca dello studente, che continua ad occuparsi di Gesù visto dagli ebrei. E' uno sguardo, colto anche nella storia, di un giudizio esterno sull'evento cristiano, su Gesù che dopotutto era un ebreo, che dentro l'ebraismo di cui era plasmato portò la novità assoluta di sé e del proprio annuncio. Shemuel si occupa anche in modo quasi ossessivo della figura di Giuda, e si chiede se davvero egli abbia tradito oppure, azzarda, se egli non fosse il discepolo più acceso nella fede, fino a desiderare che Gesù compisse davvero il proprio sacrificio sino in fondo per manifestarsi nella resurrezione promessa. E qui si innesta la relativizzazione del concetto di tradimento. Era traditore davvero chi, ebreo, nel 1948 diffidava della costituzione in stato-nazione dello sparso popolo d'Israele? Era traditore il discepolo che forse tradì per amore? Anche qui Amos Oz non emette giudizi, mette in scena figure e ipotesi, forzature e negazioni. Sarebbe però sbagliato separare queste onde fluenti del racconto, che invece si impastano insieme nell'unità di un romanzo formidabile.
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