Luigi Ballerini
San Paolo
Guardate che questo romanzo è stato scritto pensando a dei lettori ragazzi ma può essere letto - anzi deve, direi - anche dai lettori adulti. Vedrete che sarà una esperienza arricchente. Il bel film "La lista di Schindler", tratto da fatti reali, ci ha insegnato (se ancora ce ne fosse bisogno) che al tempo dell'orrore del nazismo e dell'Olocausto ci furono anche eroi buoni e coraggiosi che si opposero come poterono e con ingegno alla barbarie. Ci sono stati molti Schindler, personaggi spesso sconosciuti, anonimi, i quali, non ebrei, furono davvero degli eroi nel cercare di salvare vite di ebrei perseguitati. Fra costoro ci fu anche Guelfo Zamboni, console italiano a Salonicco fra il 1942 e il 1943. Salvò 350 ebrei dalla deportazione nei campi di sterminio, anche falsificando documenti e rischiando non solo la propria carriera ma anche la vita. Questa storia di solidarietà umanissima nelle tenebre è raccontata, in una fiction che narra anche la realtà, dallo scrittore Luigi Ballerini, medico psicanalista e scrittore per ragazzi. Questo suo romanzo, più ancora degli altri suoi libri di successo (che piacciono ai ragazzi ma anche agli educatori, docenti e genitori, per il richiamo avvincente e i contenuti delle storie raccontate) è davvero un libro "per tutti": la sua prosa è chiara ma anche - come dire? - "adulta", senza miniature o sentimentalismi. E soprattutto impasta la finzione romanzesca con la forza di una realtà accaduta e drammatica. Siamo a Salonicco, l'antica Tessalonica, dove prima della guerra vivevano 56.000 ebrei, radicati in una presenza millenaria. Alla fine della guerra gli ebrei di Salonicco erano rimasti 2000, gli altri erano stati tutti deportati e i sopravissuti ai lager furono soltanto un migliaio. Guelfo Zamboni fu nominato console d'Italia nel 1942, proprio quando cominciò la persecuzione dei nazisti (occupanti della Grecia assieme agli italiani) contro gli ebrei. L'11 luglio 9.000 uomini ebrei di Salonicco furono radunati in piazza della Libertà e vennero sottoposti a umiliazioni e pestaggi prima di essere deportati. Cominciava il drammatico calvario di un pezzo vitale e incolpevole di popolo. Il console Zamboni capì la tragedia, la sua coscienza reagì contro la protervia dei tedeschi (seppure alleati con il regime fascista di cui lui era rappresentante nella città greca), e in segreto si mise in gioco, rischiano e agendo. Riuscì a salvare 350 ebrei, 281 dei quali erano cittadini greci ma lui falsificò i documenti e rilasciò a tutti una fittizia cittadinanza italiana provvisoria che permise loro di scampare al rastrellamento nazista e di sopravvivere, seppure chiusi nel ghetto di Kalamaria che accoglieva gli ebrei italiani. Zamboni fu aiutato nella sua rischiosa azione dal fedele capitano Merci. Poi rientrò in Italia, la guerra finì e soltanto nel 1992, a 95 anni, Zamboni ricostruì, documenti alla mano, tutta la vicenda, quando si era saputo che lo Stato di Israele gli aveva conferito il titolo di "Giusto fra le Nazioni" e il suo nome era stato iscritto nello Yad Vashem di Gersualemme, il museo della Shoa. E il romanzo, vi chiederete a questo punto? Ballerini, in modo magistrale, mescola questa storia vera con quella romanzata (ma desunta da personaggi veri) di due ragazzi, Hanna e Yosef: nella realtà Ester Saporta e Alberto Modiano, alunni ebraici della scuola media "Umberto I" di Salonicco. I due quindicenni si ritrovano nello stesso ghetto di Kalamaria e nel romanzo di Ballerini essi vivono, condividono, guardano, si sostengono a vicenda per sopportare la visione del male (che non riescono a capire) e per riuscire a non sprofondarvi. Nell'orrore li riscatta, assieme alla giovinezza e all'affetto tenero e bello, la speranza vera che accende gli animi veri. Un bel romanzo che avvince e fa riflettere e che ha vinto il premio Andersen e il premio La Fenice Europa. Un modo, quello escogitato dallo psicanalista- scrittore italiano, per non cessare di ricordare.
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