Eduard von Keyserling
Marcos y Marcos
Torniamo sul centenario della morte di Eduard von Keyserling (1855-1918) per ricordare questo scrittore tedesco di antica nobiltà baltica (lettone). Un cosiddetto autore minore (in quanto a notorietà e diffusione) ma di sicuro valoree di squisita ricchezza espressiva.La sua è una prosa fine, di storie appartate , delicate, spesso dolenti. C'è in von Keyserling un che di cecoviano (e del resto il grande russo morì, 44enne, appena 14 anni prima del tedesco, che si spense a 63 anni). Abbiamo qui già evocato un romanzo totalmente "estivo", "Onde" (vedi video e recensione), che racconta di una vacanza sulle rive del mare baltico di Lettonia, sotto la grande luce di quel cielo (e quando lo scrisse, o meglio lo dettò, l'autore ormai era diventato pressoché cieco, e in quelle pagine si percepisce davvero la nostalgia della luce). Adesso ecco qui, fra le traduzioni italiane dei romanzi di von Keyserling pubblicate da Marcos y Marcos, un romanzo invece tutto invernale, in una stagione bianca, gelida, spesso notturna e lunare. Tutto ruota attorno a un castello nobiliare, sperso tra foreste e campi nelle campagne del nord europeo. E tutto ruota anche, con pochi personaggi, attorno alla figura femminile seducente, febbrile, tentatrice, della baronessa Karola, giovane moglie del vecchio barone Werland, ammalato, proprietario del maniero. Karola fa innamorare gli uomini che le capitano intorno in quella landa un po' desolata: innanzitutto il pastore protestante Werner, che abita con la moglie nel vicino villaggio e frequenta il castello. Non può sottrarsi al dardo d'amore che sprigiona dallo sguardo, dalle movenze, dalle parole, dal fruscio delle vesti della baronessa. Ma gli scrupoli morali, le convenienze, i timori del giudizio esterno (e forse di quello divino) bloccano l'ardimento del povero Werner. Pure il paggio del castello, Pichwit, è segretamente innamorato della baronessa: ma come può un giovane servitore ardire di esplicitare la propria passione per la padrona? Tutto resta come sospeso, dentro la bolla di un tempo indefinito, in una stagione fredda, cupa. Un giorno giunge al castello un altro barone, Rast, pieno di impeto e di giovinezza tanto quanto è malato e senile il nobile consorte di Karola. E Rast ha un po' meno scrupoli"… Lasciamo la trama al piacere del lettore. Diciamo soltanto che capita nottetempo di scorgere, a chi girovaga nella neve senza riuscire a coricarsi, tormentato, il passaggio di una carrozza-slitta trainata dai cavalli, che se ne fugge via, va e torna, nel biancore azzurrino della neve sotto la fredda luce lunare. Convegno d'amore? Fuga d'amore? Cuori si struggono, cuori forse si amano. Alla fine, come tracce lievi nella neve, resta la trama di una solitudine esistenziale che nemmeno la passione - o i ricordi di essa - riescono a lenire.
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