Il fuoco di Jeanne
Marta Morazzoni
Guanda
Scrive molto bene Marta Morazzoni. E' forse l'autrice più raffinata della narrativa italiana di questi ultimi decenni. Il suo stile si distende, curatissimo, in un periodare attento, spesso con grazia musicale, sempre sul registro alto della qualità anche quando diventa scenico o affabulatorio. L'abbiamo conosciuta via via nei suoi romanzi, tutti ambientati fuori dai soliti luoghi del "romanzesco" italiano: lei parla di altri paesi e, se torna in Italia, è in quella del "˜700. Ma questo suo ultimo libro non è un romanzo. È strano, si veste e traveste in abiti diversi: è un saggio, una ricognizione, un viaggio nel presente geografico e nel passato storico, una raccolta di materiali. Si tratta della vita di Jeanne d'Arc, Giovanna d'Arco, la Pulzella di Orléans, ragazzina visionaria del primo Quattrocento, vestita in abito maschile e poi da guerriera, trascinatrice per volere di Dio(che gli avrebbe sussurrato la sua missione) della riscossa di Carlo di Valois, Delfino e aspirante re di Francia, nella guerra contro gli inglesi (e dopo la vittoria a Orléans, sarà lei a scortarlo nel lungo viaggio verso Reims, dove verrà finalmente unto re come Carlo VII). Marta Morazzoni compie un viaggio narrativo a metà fra la ricerca storica e il racconto della propria peregrinazione negli archivi e nella Francia dei castelli, delle chiese, delle città. Lasciando una scìa voluta di vaghezza, perché di Jeanne infine molto si sa e molto non si sa, fra cronaca, storia, leggenda, mito. La stessa sua sorte - il rogo che la brucerà come eretica - è incerta. Esiste un'altra versione, secondo la quale Jeanne non salì mai sul patibolo ma fu fatta fuggire, ben scortata, verso un remoto castello dove sarebbe vissuta con discrezione per molti anni. E del resto neppure si sa se davvero Jeanne sia la ragazza contadina che udì la voce segreta e imperiosa di Dio ingiungerle il compito di sostenere e fare incoronare re Carlo di Valois per la Francia. Altre fonti ipotizzano che di fatto Jeanne era di sangue regale, seppure "imbastardito", principessa portata via dalla corte in fretta per essere allevata in campagna da una famiglia fidata e per un destino. Fatto sta che Giovanna D'Arco divenne paladina del senso nuovo di patria, di un ideale forte di Francia; e infine diventerà Santa per la Chiesa, patrona della "douce France", simbolo di resistenza contro gli inglesi nella guerra dei Cent'anni ma più tardi anche contro i tedeschi nel 1870, nel 1914, nel 1939"… Marta Morazzoni si tuffa nella Francia di oggi dentro appartamenti e alberghi, mangiando a "tables d'hôtes", in osterie e castelli; viaggia con il suo compagno, sosta, interroga, ascolta, fa congetture. Il lettore la segue in questa ricognizione e negli affondi storici in brandelli di cronache, tradizioni, leggende, miti, corroborati dai quadri e dalle statue che raffigurano la Santa (ma nessun pittore l'ha mai ritratta dal vero). La narrazione non è cronologica: così come gira qua e là nella Francia di colline e borghi rimasti antichi ma anche per strade trafficate di automobili o in pianure solcate dai TGV, allo stesso modo Marta Morazzoni viaggia per assaggi sparsi dentro la storia, tornando a quel "˜400 che vide le gesta, vere e mitiche, della Pulzella. Per leggere con giovamento questo libro che al tempo stesso è un saggio storico, una congettura e un diario di viaggio, consiglio di munirsi di qualche buon tomo di storia. Ma poi va bene anche Wikipedia, così detestato dagli intellettuali e così usato anche da loro. La scrittrice non fa sconti, non facilita il compito, non offre in appendice grafici o glossari ma ci porta (col rischio di sfiorare una specie di snobismo colto: ma lei, coerente con il proprio rigore, non se ne cura) dentro un "gioco dell'oca" fra re, condottieri, amanti, miti, opere d'arte, scrittori, filosofi, epoche. Il lettore potrà usare dunque tutti i "bigini" che vuole, oltre al proprio fieno in cascina.
- Post successivo
Non dire notte
Amos Oz
Feltrinelli - Post precedente
La ballata di Iza
Magda Szabo
Einaudi