Leonardo Sciascia
Adelphi
Il giovane capitano Bellodi, parmigiano, giurista, ex partigiano, decide dopo gli anni di servizio militare di rimanere nell'Arma dei Carabinieri invece di fare l'avvocato. Lo attira una vocazione sobria, laica, per la giustizia. Il capitano (tratti gentili, serio, sensibile, ostinato) incarna, molto prima del profluvio di investigatori della narrativa italiana, la figura del poliziotto "giusto", provvisto anche della inseparabile impotenza (almeno parziale) di fronte alle spire dei poteri avvolgenti. Leonardo Sciascia creò quel personaggio nel lontano 1960, pubblicando "Il giorno della civetta" l'anno dopo, nel 1961: un "classico", ormai, del "˜900 italiano, un giallo serrato, lucido, aspro e delicato al tempo stesso. Nel trentesimo della morte dello scrittore vale la pena di riprendere (lasciando la trama tutta intera al lettore) questo breve romanzo che per la prima volta, in letteratura, dava conto in modo esplicito dell'esistenza del fenomeno mafioso in Sicilia, contro la doppia tentazione riduttiva di chi lo rendeva caricaturale e apologetico e di chi addirittura ne negava l'esistenza. Poi, negli anni, Sciascia saprà prendere di petto la realtà della mafia ma anche polemizzare con certa esasperata cultura dell'antimafia eretta ad alibi e sistema. E se ne avrà polemiche vistose. Si badi, tuttavia: "Il giorno della civetta" non è prima di tutto un libro sulla mafia, una specie di pamphlet sotto forma narrativa; è invece innanzitutto e soprattutto un romanzo bello, compatto, lineare, intenso. Il rimando all'intreccio di maneggi e omertà costituisce lo sfondo di una azione scenica ben congegnata, in un impiantonarrativo forte. Il capitano Bellodi, cavaliere solitario con la divisa di carabiniere, scaraventato dal servizio nella corrusca, sfuggente Sicilia, userà un tratto umanissimo nel suo inchiestare, cercherà di essere inflessibile ma non cinico, di essere vero. L'ineffabile boss defilato, Don Mariano, glielo riconosce: ""… e quella che diciamo l'umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz'uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) i piglianculo e i quaquaraquà"… Lei, anche se mi inchioderà su queste carte come un Cristo, lei è un uomo"…".Sarà sconfitto, anche, il capitano Bellodi, in qualche modo; ma alla fine decide, quando già è in congedo al nord, che lui in Sicilia ci tornerà, perché gli piace, perché il lavoro non sarà finito. In quanto allo stile, alla prosa essenziale, chiara e intensa di Sciascia, basti un solo esempio, di quando il capitano, dalla sua scrivania infuocata e di solitudine, pensa alla propria città di lassù: ""…E gli prendeva, nella delusione, nostalgia: la striscia di sole che cadeva, in pulviscolo dorato, sul tavolo, illuminava il frullo delle ragazze in bicicletta nelle strade dell'Emilia, la filigrana degli alberi in un cielo bianco; e una grande casa dove la città si abbandonava alla campagna, dolcissima nel lume della sera e del ricordo: - dove tu manchi -, si diceva con le parole di un poeta della sua terra, - all'antica abitudine serale-".
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