Il telefono senza fili
Marco Malvadi
Sellerio
Conoscete il Bar Lume, nel entro del paesino di Pineta, sulla costa toscana dalle parti di Livorno? No? Allora dovreste proprio conoscerlo, ne vale la pena. Per farlo non dovete nemmeno spostarvi da casa vostra, basta che vi procuriate i romanzi di Marco Malvaldi che da sette anni la casa editrice Sellerio va pubblicando con le sue raffinate copertine colo carta da zucchero. E' appena uscito l'ultimo titolo di questa serie narrativa, "Il telefono senza fili". Marco Malvaldi ha quarant'anni e di mestiere non sarebbe proprio un romanziere ma un ricercatore di chimica dell'Università di Pisa. Eppure nel 2007, quando appare il suo primo libro, "La briscola in cinque", molto in fretta nasce e si allarga una cerchia di lettori entusiasti che si appassionano al Bar Lume, ai suoi quattro clienti pensionati (arzilli, si suole dire) e al suo barista. E' nato un genere, è nata una serie. E' nato uno scrittore di genere, oggi moltissimo letto. In quel primo romanzo (che consiglierei a chi non conosce Malvaldi di cominciare a leggere, per risalire poi allegramente il filo degli altri, sino a quest'ultimo appena uscito) succede che da un cassonetto dei rifiuti in un parcheggio spunti il corpo di una giovane ragazza, indiscutibilmente morta. Il giovanotto che ha fatto la macabra scoperta, avendo il cellulare scarico, allerta un vicino bar, appunto il Bar Lume. Naturalmente parte l'inchiesta ufficiale di polizia. Ma quei quattro clienti abituali (i "vecchietti" in pensione del Bar Lume, assieme all'ineffabile barista estenuato) conducono una loro ribalda indagine, tra supposizioni, induzioni, chiacchiere, misteri. E molta comicità. Si ride, leggendo Malvaldi, si gusta un'ironia brusca, lieve e toscaneggiante. Ci si diverte e nondimeno il ricamo psicologico è fine, intenso. Il genere è dunque quello del giallo intelligente e della comicità pura, sottile, con innesti di gergalità toscana. Chi avrà gustato "La briscola in cinque" si procuri, via via, rincorrendo il richiamo cartaceo, "Il gioco delle tre carte", "Il re dei giochi", "La carta più alta" (poi Malvaldi si è cimentato anche in altri generi e temi, ma con qualche limpidezza e qualche simpatia in meno). Sempre che ne sia contento, come gli auguro, il lettore approderà infine a quest'ultimo titolo, "Il telefono senza fili". Ritroviamo i quattro alacri vecchietti, attenti ai loro bicchieri di Fernet, di sambuca con la mosca, di birra o altro, al gioco ostinato delle carte (rieccole) e alle vicende di misteri e delitti in cui vogliono mettere il naso, guidati dal barista filosofo. In quest'ultimo romanzo i quattro vecchietti si imbattono nella scomparsa inquietante della tenutaria di un agriturismo, svanita ne nulla. Entra in scena anche una commissaria di polizia, Alice Martelli, che crea un suo feeling operativo e di curiosità con i quattro vecchietti. Anche questa volta si ride molto e si gode la lettura come i clienti del Bar Lume godono d'estate il filo di ariettina che li consola quando sono seduti ai tavolini, di fuori, a sorseggiare bibite, parole e supposizioni. Come scrive Malvaldi, infatti, "l'unica cosa piacevole di un giorno di metà agosto, alle due del pomeriggio precise, quando uno respira aria liquida e tenta di non pensare che alla cena mancano ancora sei o sette ore, è andare con qualche amico al bar a prendere qualcosa. L'importante però è che ci sia la brezzettina. Quel filino di vento della giusta intensità, che solleva lievemente la camicia dalla pelle, ti conta dolcemente le vertebre e ti rinfresca i vani tra le dita dei piedi a cui la ciabatta infradito di plastica ha dato finora ben poco sollievo, ma talmente delicato da non scompigliarti il riporto"… Queste cose sono piacevoli a vent'anni: a ottanta sono il sale della vita". A sostenerlo è un professore universitario di chimica di quarant'anni che per fortuna nostra è anche uno scrittore.
- Post successivo
L'ultimo arrivato
Marco Balzano
Sellerio - Post precedente
L'amore che ti meriti
Daria Bignardi
Mondadori