Charlotte Brontë
Mondadori, Einaudi, Garzanti, Rizzoli, Giunti, Feltrinelli
"Jane Eyre" è "il" romanzo di Charlotte Brontë (1816-1855), il suo capolavoro (ha scritto altri due libri, meno risolti e meno stringenti). Jane (io narrante) è una ragazza orfana, allevata da una zia che la tiranneggia assieme ai viziati figli suoi (Cenerentola, tale e quale). Amaro e difficile, coraggioso e redento è il cammino personale di Jane, quasi pre-femminista, crisalide alla ricerca delle ali (e dell'amore: poteva mancare l'amore nel rigoglio del romanticismo letterario dell'epoca?). Scopriamo vessazioni e stenti, povertà e indipendenza orgogliosa, scoperta dell'amore, impedimenti, solitudine, notte buia, ripresa del filo di speranza, colpi di scena, di nuovo l'amore"….. Il romanzo mescola, sfumandole tra loro, diverse atmosfere narrative. Nella prima parte anticipa Dickens, con la ragazzina orfana e maltrattata nel tetro e gelido collegio (autobiografico: ci andò Charlotte, vi erano morte di tisi due sorelline): nell'immenso salone, d'inverno, a potersi scaldare un poco davanti al grande camino erano soltanto le ragazze più grandi, o prepotenti, o di buona famiglia, che cacciavano indietro le altre, intirizzite e con i geloni. E' un capitolo di stenti, sofferenze e malattia, ombra di morte: almeno quattro generazioni di lettrici e di lettori si sono commosse su quelle pagine. Poi ecco la partenza di Jane per l'ignoto della vita, l'arrivo al castello dove sarà istitutrice della bimba di un misterioso signore del maniero. Siamo nel genere gotico, muri merlati e voli di corvi nel crepuscolo, bagliori di fuochi, stanze cupe, segreti tremendi. Puntuale arriva lo snodo sentimentale. Complicato. C'è un uomo da amare ma esiste un ostacolo"… E allora via a un'altra stagione, stavolta di errabonda solitudine, peregrinazioni notturne e desolate all'addiaccio. Una sera, stremata e mezzo morta, Jane intravede in fondo al bosco una luce, si avvicina, scopre le finestre illuminate di un interno borghese, spia la calda immagine di una felicità d'altri, non sua. Qualcuno la vede"….La storia assume poi il passo di un ritorno cambiato, di una redenzione. Ho detto senza dire, per lasciare al lettore il gusto dell'avventura narrativa, congegnata benissimo. Ci sono molti piani di lettura. Oltre il palpito della storia vera ("riuscirà la nostra eroina a coronare, eccetera?") c'è la simbologia della natura come "selva oscura" da attraversare, c'è l'insistenza di un colore evocatore, il rosso cupo dei velluti interni e il rosso forte del fuoco, quello dei focolari e quello degli incendi, calore e purificazione"…. Charlotte cita diversi brani delle Lettere di San Paolo (il padre pastore anglicano le ha insegnato bene): e allora quando Jane, di notte, nei pressi del castello, vede giungere al galoppo un cavaliere scuro e all'improvviso il cavallo scivola, si vedono scintille sul selciato e il caliere stramazza a terra e lei lo raccoglie, stordito, come si fa a non pensare alla caduta di Paolo sulla via di Damasco? Tanto più che da quel rialzarsi ammaccato il cavaliere troverà, attraverso Jane, una sua lenta, faticosa salvezza, passando anche lui dalla cecità"…Buio e luce, catarsi, natura, amore, destino. Eccovi serviti in una narrazione vivida da questa giovane autrice che nel 1847 aveva pubblicato con uno pseudonimo maschile, per timidezza, il romanzo.
- Post successivo
Dolore
Zeruya Shalev
Feltrinelli - Post precedente
Lasciar andare
Philip Roth
Einaudi