Anne Tyler
Guanda
Anne Tyler, 80 anni e 25 libri all'attivo, è una dei maggiori narratori americani viventi. Grande studiosa e ammiratrice di Checov, sembra averne ereditato la curiosità minimalista e attenta per le trafitture affettive, psicologiche e sociali della quotidianità. La sua scrittura ha uno sguardo minuzioso per i dettagli, i piccoli scarti di umori, i gesti, le atmosfere. Anche in questo suo ultimo romanzo, come sempre puntualmente tradotto in Italia da Guanda, il lettore ritrova il solito "gusto" tyleriano e la sua lezione narrativa: il battito sommesso della vita apparentemente comune snoda adagio adagio le enigmatiche piste dei destini e la complessità sfuggente dell'esistenza. Tyler ha sempre raccontato piccole ballate di esistenze normali, o quasi: storie di famiglie con ammaccature o stranezze, coppie ai bordi della stanchezza, vite individuali. Anche questa volta la scrittrice mette a fuoco un "interno di famiglia", spalmato però lungo l'arco di oltre cinquant'anni. Dallo squarcio iniziale con due fidanzati che stanno viaggiando da Philadelphia a Baltimora si balza indietro alla fine degli anni "˜50, sempre a Baltimora, che è la città di Anne Tyler e dove si svolgono tutte le storie dei suoi romanzi (una Baltimora poco urbana e centrale, più periferica e sommessa). Robert e Mercò Garrett, marito e moglie e genitori di due figlie adolescenti e un figlio più piccolo, decidono di fare una rara vacanza, una settimana in riva a un grande lago. Quella vacanza, descritta da Tyler con minuzia attentissima, ci immette in un realismo narrativo che quasi in tempo reale racconta paesaggi, rive boscose e acqua fredda, atmosfere e persone, umori, primi innamoramenti giovanili, eccentricità del ragazzino, mutevolezze di carattere dei genitori. Poi i figli crescono e "le mamme imbiancano", ma la mamma Mercy ha anche qualche scatto di misurata ribellione, lei ama dipingere, si fa un atelier in proprio, fugge un po' via, il marito mite abbozza, dopotutto la famiglia tiene, con tutti i suoi umori problematici, le sue eccentricità, le malinconie date dai destini sparigliati, dai temperamenti, dal fatto stesso che il tempo inesorabilmente passa. Tyler è bravissima, per fare un esempio, nella scena in cui l'intera famiglia sta aspettando che dopo mesi di silenzio lontano da casa sta per tornare in visita l'enigmatico figliolo giovanotto, che era sempre stato single, il quale ha scritto che porterà con se una donna: curiosità, attesa pettegola, congetture, ansia, cordialità studiata. Anne Tyler si conferma dunque attenta osservatrice (quasi come un'entomologa che studia una specie) dei comportamenti umani consueti, scanditi nell'allure di commedia e di drammaticità della vita comune in cui giorno dopo giorno i dettagli del quotidiano si trasformano nella vita intera. In questo ultimo romanzo Tyler ha forse aggiunto qualcosa di troppo, per esempio qualche snodo che vira sul patetico (nella parte finale) e sempre sul finale con un po' di cedimento al "politicamente corretto" e, poco adatto al timbro della scrittrice, un tuffo nell'attualità stretta in pieno lockdown da Covid. Si poteva evitare.
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