Marco Balzano
Sellerio
Il protagonista è Giuseppe, un trentenne laureato in lettere, insegnante precario nei licei e intento a una tesi di dottorato su "il volto di Dio in Dante". Giuseppe sta con Irene, le vuole bene, stanno per mettere su casa. Ma Irene all'improvviso lo pianta per un altro. Al tempo stesso Giuseppe perde anche il posto di lavoro, nel grande caos rovinoso della scuola italiana. Non gli ne va bene una, insomma. Eppure Giusè non si arrende. Si arrabbia, si deprime, ma non si arrende. Abita con i suoi genitori, preoccupati, si nutre di chiacchere amiche e di qualche birra al solito bar della piazza, dove lo circondano affetti virili e un po' goliardici ma anche saggi. E' sempre pronto a partire, a ripartire. Taccio sulla trama, che lascio al piacere del lettore. Il fondale è quello del sud un po' estenuato, della scuola italiana un po' polverosa, del nord milanese un po' estraniante. L'impasto umano tiene conto di tutto il nuovo ordine e disordine della società "liquida" e mutevole, "meticciata". Giuseppe incontra anche amici che vengono da lontano e ad essi si lega perché cosi ormai è fatto il tessuto sociale e urbano in cui viviamo. Giuseppe si arrabbia ma conserva dentro di sé una positività di sguardo. Crede alla pasta umana vera. Viene fregato più volte ma di alcune persone si fida fino in fondo. Entra concretamente nella realtà, sulla quale all'inizio tendeva a ragionare troppo: "io avevo bisogno che i sentimenti accadessero nelle parole oltre che nei fatti, Irene non era per niente cosi e non amava misurare la felicità con i discorsi". Molto bella poi è l'intuizione di Giuseppe nel suo lavoro dantesco di dottorato sul volto di Dio, che nella Commedia è invisibile e inavvicinabile. "Eppure Dio, a differenza di tutte le altre sembianze del "˜Paradiso', è l'unico che, alla fine, rivelerà a Dante un vero volto. Concreto, corporale"…San Bernardo prega Maria di concedere a Dante il privilegio della contemplazione di Dio e quando Dante vede la luce più bianca, miracolosamente, ricompare un volto. Ed è un volto umano! "˜La nostra effigie', scrive l'Alighieri, dove "˜nostra', è chiaro, vuol dire dell'uomo. Solo una volta sorpreso da questa estrema visione del volto umano di Dio, Dante viene completamente rapito dall'estasi. Non prima. Solamente quando scorge nell'essenza divina il volto di Cristo misteriosamente incarnato. Il volto di Cristo che è il volto di ogni uomo". Quasi un trattato di teologia in letteratura, da parte di un insegnante precario che ha appena perso la ragazza e il posto di lavoro. E che riparte.
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