Jean Rhys
Adelphi
La storia è molto autobiografica. Racconta di Marya Zelli, giovane donna inglese appena sposata a un rassicurante e al tempo stesso sfuggente trafficante d'arte polacco. I due sono sbarcati nella Parigi negli anni Venti, più o meno la stessa della "géneration perdue" di Hemingway Fitzgerald, Picasso, Gertrude Stein eccetera. Marya non frequenta quel mondo di talentosi bevitori intellettuali ma costeggia un milieu abbastanza analogo: inglesi ricchi e stravaganti e anche cinici, pseudoartisti, commercianti di vaghezze ai bordi del mistero. Marya è piacente e indifesa, occhi molto belli. Resto fedele al patto di non rivelare mai le trame e dirò soltanto che veniamo subito a sapere che il marito viene arrestato per traffici falsi e imprigionato per un anno. Sola a Parigi, Marya, che aveva sperato invano di quietare la sua ansia in una accettabile felicità, si trova sperduta. La adotta una coppia strana, gli Heidler: lei petulante, guardinga e snob, il marito un po' più anziano, robusto, occhi azzurri intensi, enigmatico, egoista, di ruvida e forte personalità. I due accolgono Marya in casa loro: benefattori o morbosi? Già, perché Heilder guarda Marya con l"˜occhio dell'uomo che percepisce la preda"…La storia si incammina e scandisce i tempi della ritrosia, della tentazione, della strana passione, delle contraddizioni. Maryan, desiderata dagli uomini, giudicata severamente da un milieu apparentemente spregiudicato e libero ma invece legato a regole ferree di ipocrita apparenza, non riesce a guarire dalla propria solitudine, da una propria inadeguatezza a vivere in pieno il proprio Io. Si rifugerà spesso nel Pernod e nelle compresse di Veronal (come la sua creatrice). Jean Rhys è scrittrice originale, strana, attentissima alle vibrazioni dei dettagli ma anche sfuggente in certi altri particolari. I momenti di passione si intuiscono ma non si leggono: di due amanti ci si descrive, al massimo, il momento di quando lui le posa una mano sulla spalla e lei si sente avvampare. E basta. Ma molto si intuisce e il lettore deve spesso interpretare, azzardare. Questa vaga aria di mistero, di realtà abbozzata e non finita si mescola con una minuziosa grazia descrittiva. La Parigi della Belle Epoque è vista da occhi inglesi ma senza manierismi: ci sono i lampioni nella nebbia lungo i boulevards, ci sono i quartieri di Montparnasse e Montamrtre non ancora devastati dal turismo, pieni di piccoli bar con odore di cognac e caffè, e aspiranti pittori e minute prostitute che continuano a togliere dalla borsetta la cipria per ritoccarsi, sugli usci delle stradine. C'è anche un tuffo in Costa Azzurra, con la lontananza brumosa e triste dell'orizzonte di mare. La scrittura della Rhys è elegante, nervosa, molto sensibile. Esige attenzione piena dal lettore, che riceve molti indizi precisi ma poi deve anche intuire, immaginare.
- Post successivo
Le signorine di Concarneau
Georges Simenon
Adelphi - Post precedente
La memorabile vacanza del barone Otto
Elizabeth von Arnim
Bollati Boringhieri