Una donna indipendente
Elisabeth von Arnim
Bollati Boringhieri
Elisabeth von Arnim (1866-1941) ha avuto un piede saldo nella grande lezione letteraria ottocentesca e uno incuriosito nella modernità e nelle grandi correnti del secolo nuovo. Coeva, per dire, di un Thomas Mann, non ebbe la sua complessità grave, profonda e anche tormentata ma in cambio possedette intelligenza di graffio, malizia di spirito, coraggio di giudizio. Fu una donna singolare per talenti e originalità ("la donna più intelligente della sua epoca" la definì H.G. Wells, che fu anche suo amante). Nata in Australia, cresciuta in Inghilterra, andata sposa al barone prussiano von Arnim, visse in Pomerania fino alla morte del marito, andò in Inghilterra, si sposò con il fratello di Bertrand Russel, ebbe poi una vita sentimentale agitata. Abitò anche in Svizzera (dove in Vallese costruì uno strambo catello di legno) e negli Stati Uniti, dove morì. Inquieta, fuggiasca, libertaria, femminista avanti lettera, scrisse molto.
"Ogni volta che esce un libro di Elisabeth von Arnim corro a comprarlo", ha scritto Natalia Aspesi su "Repubblica". Condivido il suo giudizio, posseggo tutti i titoli della von Arnim, che per fortuna sono molti. Non deludono mai, seppure con qualche discontinuità. Li accomuna la sapienza irridente del tocco ironico e amaro, dell'originalità inventiva, dello stile raffinato e chiaro.
Questo è un romanzo epistolare. Leggiamo le lettere di una parte sola, quelle di Rose-Marie, ragazza tedesca che vive nella cittadina di Jena non lontano da Bonn. Lei scrive a Rogers, un giovanotto inglese, che aveva soggiornato a casa della ragazza e del padre vedovo per un periodo di studio della lingua tedesca. Fra i due, lo si capisce, era scoccato l'amore. Poi il ragazzo, di nobiliare famiglia britannica, deve rientrare in patria. E' qui che Rose-Marie comincia a scrivergli, mossa dal suo cuore gonfio di passione. Le risposte di lui non le conosceremo mai, seguiremo il filo della storia, lungo settimane e mesi, unicamente attraverso le missive che Rose-Marie invia in Inghilterra : da lei capiremo gli umori, le mutazioni, le incertezze, le ambiguità e i pentimenti di Roger, in lei vedremo maturare il nocciolo di una intelligenza indipendente, di un giudizio sempre più lucido, tagliente, preciso. Il lettore si mette dalla parte di lei, ne spia il cammino interiore, ne condivide lo humor amabile e beffardo al tempo stesso, ammira la ragnatela ironica e soavemente spietata che la ragazza riesce a tessere, con eleganza stilistica, attorno a quello strano soggetto che è l' innamorato lontano e distratto. Chi vincerà, alla fine? Leggete, leggete. Lo stile di Elisabeth von Arnim qui è particolarmente acuminato, umoristico ma anche lucido nel dare il tratto a volte drammatico di una storia d'amore singolare, colta nell'assenza, non nella presenza, di due interlocutori: di uno, Roger, intuiamo per via indiretta le vicende e i tentennamenti; dell'altra, Rose- Marie, sappiamo per linguaggio diretto suo (e tuttavia nella mediazione dell'espressione epistolare, pensata per gli occhi di lui) la trasformazione interiore. Questo romanzo è un mirabile meccanismo stilistico e immaginoso, una trovata ulteriore di questa singolare scrittrice che nel 1907 già tracciava le piste di uno sguardo femminile di autonomia e di coraggio.
Elisabeth von Arnim
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Mondadori