Margaret Mitchell
Neri Pozza
Nel 1949 moriva ad Atlanta Margaret Mitchell, travolta a soli 49 anni da un tassista ubriaco. Nel 1936 aveva pubblicato "Via col vento", che sarebbe diventato uno dei libri più letti al mondo: un'opera unica, uno di quei romanzi che senza toccare vette letterarie altissime sanno segnare un'epoca e affascinare generazioni di lettori. Già dall'avvio: "Scarlett O'Hara non era particolarmente bella, ma gli uomini irretiti dal suo fascino in genere non se ne accorgevano". E' uno degli incipit più celebri della letteratura mondiale, cui si aggiunge il memorabile finale: "Dopotutto, domani è un altro giorno"; e dunque tutto è possibile, nulla è mai veramente perduto. "Via col vento" ebbe nel 1939 una clamorosa conferma mondiale con il celebre film interpretato da Clark Gable e Vivien Leigh. Togliamo pure lo strato aggiuntivo di gloria cinematografica riflessa, togliamo la predilezione del pubblico per la sentimentalità a tinte forti, togliamo certa serialità emotiva alla Dumas con quasi un secolo di ritardo. Resta il fatto che Margareth Mitchell ha scritto un romanzo fluviale e appassionante, abilmente teso su avvenimenti imprevisti, drammatici, emotivi. C'è una storia sullo sfondo della Storia, come in un "Guerra e pace " americano senza il genio tolstoiano ma con sicuro talento. C'è la vicenda di amore, egoismo, sacrifici e maturazione di Scarlett O'Hara, la deliziosa e cocciuta protagonista, alle prese con un uomo ideale ed etereo e uno virile e ruvido. I personaggi, sbozzati con grande abilità narrativa, rimangono nella memoria dei lettori: il biondo e spossato Ashley, il cinico e fascinoso Retth Butler, la mite Melania, la irresistibile vecchia nutrice nera Mammy, il generoso padre sanguigno, la dolce madre-padrona. Lo sfondo è quello della Guerra americana di Secessione, che dal 1861 al "˜65 lacerò e insanguinò gli Stati Uniti, vista dalla parte degli sconfitti, i Confederati del sud, che fra l'altro non volevano l'emancipazione libera dei neri, contro i nordisti, favorevoli all'abolizionismo. La Mitichell non dà giudizi storico-politici ma presenta le reazioni partigiane, esasperate e dignitose dei vinti con il loro attaccamento viscerale alla terra, alle tradizioni, a un codice d'onore non privo spesso di nobiltà e umanità anche nel rapporto con i neri, nonostante la grande stortura etico-storica della schiavitù. La pacificazione civile della società americana richiese decenni e decenni di elaborazione e ad essa concorse anche, negli anni '30 e '40, il romanzo della Mitchell: tempo fa Pierluigi Battista ricordava che "con quel romanzo l'America rielaborò simbolicamente il proprio passato, comprese le ragioni dei vinti". Il romanzo ti prende alla gola e al cuore, ti rapisce nei punti veramente belli e si fa perdonare qualche passaggio meno nitido. Eccezionale è il respiro sempre presente, anche nella lontananza, di Tara, la fattoria-piantagione nella "terramadre" georgiana, la vecchia casa bianca dell'infanzia felice con i profumi dei lunghi crepuscoli estivi fra voci piane di persone care, grida di ragazzini negri, rumore di zoccoli di cavalli, giovanotti corteggiatori a dire alla fascinosa e capricciosa Scarlett che lei era la più bella del reame. La vita insegnerà il resto alla piccola O'Hara dagli occhi verdi.
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