Voglio vivere ancora
Arturo Lanocita
L'ora d'oro
Ecco un romanzo dall'avventura editoriale curiosa. E' un "giallo storico", una storia creata nel "˜900 ma situata a fine "˜700, scritta in Svizzera fra il 1943 e il 1945 da un italiano antifascista qui rifugiato. Uscito a puntate sul Corriere del Ticino fra il 1944 e il 1945, pubblicato ora per la prima volta in libro dalle edizioni L'Ora d'Oro, di Poschiavo
E' una trama avventurosa, costellata di colpi di scena, ma anche una storia d"˜amore classica, con due cuori inteneriti gettati in mezzo al caos di molte storie e della Storia. Quel romanzo non era mai uscito in volume fino ad oggi: era stato pubblicato a puntate, per un totale di 105 episodi, sul Corriere del Ticino, fra il1944 e il 1945, firmato da Arturo Marlengo, che era uno pseudonimo, scelto per sé da Arturo Lanocita, che era allora un giornalista del Corriere della Sera e uno scrittore scappato in Svizzera perché perseguitato dai fascisti. Qui da noi Lanocita collabora, oltre che con il Corriere, anche con l'Illustrazione ticinese e con la nostra Radio. Dopo la liberazione rientra in Italia, torna al Corriere della Sera di cui diventerà capo redattore, pubblicherà altri libri, sarà critico cinematografico importante e anche presidente della giuria della Mostra cinematografica di Venezia. Morirà nel 1983, a 79 anni. il colpo editoriale della pubblicazione in volume del romanzo l'ha effettuato ora Andrea Paganini, lo studioso di Poschiavo che da anni si occupa di una poderosa ricerca letteraria e storica sulle carte dei fuoriusciti italiani in Svizzera e ha rilanciato la collana editoriale dell'Ora d'Oro in cui esce ora questo intrigante romanzo d'avventura riconsegnato al nome autentico del suo autore e al piacere dei lettori, 60 dopo la sua uscita a puntate sul Corriere luganese. Paganini ha curato le numeroso note informative e una interessantissima postfazione, in cui fra l'altro racconta le vicissitudini elvetiche dello scrittore (per lui si mobilitarono presso le autorità bernesi molti ticinesi, fra i quali anche Giuseppe Zoppi e Plinio Verda). Uscito dunque a puntate, come usava per i grandi romanzi dell'800, "Voglio vivere ancora" conserva come un'eco, non indegna (fatte le debite proporzioni) di quei capolavori divorati al loro tempo da un vasto pubblico di lettori: nel libro di Lanocita si respirano atmosfere, ritrattistica e colpi di scena che ricordano Dumas, Balzac, Dickens"… Lo scrittore italiano si è cimentato in un genere (con i rischi aggiunti del romanzo storico retrodatato) e ha espresso una prova che regge (seppure con qualche conservatorismo stilistico) e, soprattutto, che appassiona il lettore in modo classico. Lo sfondo di questa storia, che ha momenti di vivissima tensione e di commozione, travestimenti, fughe, rapimenti, losche spiate e generosi slanci, è quello degli anni torbidi, violenti e clamorosi della Rivoluzione francese. Due sono i piani di approccio. Il primo è quello vivo del piacere di lettura, delle sorprese, dei colpi di scena, del trepidare di chi legge insieme a chi fugge, si traveste, ama, si nasconde, è tradito, lotta. Il secondo piano è quello dello sfondo della Rivoluzione, in cui Lanocita spende, nella mescolanza tra fiction e storia vera, la lama sobria ma implacabile del suo giudizio. La Rivoluzione aveva un suo afflato di sete di giustizia e di liberazione a fronte degli eccessi dell'ancien régime e della tracotanza di una aristocrazia autoritaria. Uguaglianza, fraternità e libertà erano schietti nel desiderio profondo. Ma la deriva fu funesta, devastante e orrendamente criminosa. In nome dell'ideologia e della pretesa di rivoltare la società furono commesse atrocità tremende, rotolarono decine di migliaia di teste, l'uomo fu lupo agli uomini. Affiorano analogie indirette e sottili tra i fuggiaschi di fine "˜700 e quelli, come l'autore, scappati dal fascismo; e tra quella rivoluzione e altre rivoluzioni. E il giudizio dice lo sprofondare dell'uomo nella nequizia quando esso pretende di cancellare ogni tradizione e persino Dio nella presunzione di cambiare da sé il mondo. Ma non temete cupezze: la lettura di questo romanzo è un'avventura.
Arturo Lanocita
Voglio vivere ancora
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Antonio Pascale
Einaudi