Circolo dei Libri

Per condividere con altri il gusto della lettura, che per principio è individuale ma poi può anche farsi compagnia.

12aprile
2012

Anna Gnesa

Ed. Armando Dadò editore

Guardate come scriveva Anna Gnesa a sedici anni in un componimento scolastico del 1920: "L'alpe! Io non lo dimenticherò più mai"….Il crepuscolo s'avvicinava tranquillo. Nella valle ingrandivan le ombre. Un branco di capre scendevano correndo; le vacche tintinnavano i campanacci. Nella baita si ammanniva la cena. Pensav - Si è calmi e felici quassù. E che mai rende infelice l'uomo? Certo le troppe ansie, i troppi desideri, la gran rissa quotidiana per giungere, soverchiare, opprimere; i quali lo strappano a se stesso. Se l'uomo sentisse un po' più di silenzio, se si confondesse un po'più con la natura, la sua mente sarebbe più limpida, il suo cuore più buono e felice-. La montagna di fronte era diventata intanto viola, poi rosea, poi color di rame, sul vertice. Una vetta estrema brillava d'oro ancora, da lungi. Udii un'eco d'avemaria passare col vento fragrante. E si cenò. E si uscì fuori a far due chiacchiere, e poi si rientrò, attorno la rossa fiamma di larice, a recitare il rosario. D'un tratto la luna battè candida sulla porta aperta". A parte l'inevitabile retorica di quell'epoca scolastica, stupisce la perfezione della lingua, già posseduta in modo maturo, sia per sintassi sia per ricchezza di immaginazione e di vocaboli (hanno, i ragazzi d'oggi, una simile ricchezza scritta? Mah!). Da ragazza e da adulta Anna Gnesa fu sempre la ritrattista sensibile, spirituale, cosmica della natura, colta nella bolla della sua valle amatissima, che sarà il fondale e l'universo (il frammento per il tutto) della sua poetica in prosa. Ne riscopriamo la vena originale in questo nuovo volume di testi postumi (usciti su riviste) con due ottimi contributi critici: quello del curatore, Candido Matasci (che condivide la vena affettiva di Verzasca) e quello di Bruno Beffa, autore di una postfazione "scritta col lapis", cioè con una voluta lievità che coglie il profumo di lettura di "alcuni fiori selezionati". Anna Gnesa (1904-1986), laurea in Lettere a Zurigo, docente, una vita appartata e solitaria, fu autrice di due volumi ("Questa valle" e "Lungo la strada", più volte riediti). Il suo è il talento di una scrittrice certamente locale ma ben provvista di forza stilistica e di una originale e sensibile filosofia di vita. Che è quella di una spiritualità oggettivata nella bellezza della natura, nella familiarità con le radici di terra e di cultura. La sua scrittura riflette con limpidezza il fascino ineffabile e quasi religioso che sta nelle rocce, acque, montagne, nei cieli, crepuscoli, albe, silenzi, camminate. C'è un'aria chiara, nella scrittura di Gnesa, c'è una musicalità, c'è un respiro cosmico e minuto al tempo stesso. I limiti stanno nella tentazione inevitabile della "bella scrittura", con qualche punta di maniera. Ho citato un brano d'adolescenza significativo ma il lettore scoprirà i testi più maturi e nondimeno coerenti con i primi. Comprese alcune punte polemiche (contrarie allo sfruttamento idrico della Verzasca in nome di un radioso avvenire di energia nucleare) che oggi, e non ieri, sappiamo datate.