Alla buon’ora, Jeeves!
2025
P.G.Wodehouse
Sellerio
“Jeeves”, ho detto, “posso parlare con franchezza?”.
“Certo, signore”.
“Quello che ho da dirti potrebbe ferirti”.
“Niente affatto, signore”.
“Be’, allora….”
No, un momento. Fermi un attimo. Sono uscito dal seminato…”.
E qui l’autore risale il filo di una storia allegramente ingarbugliata, fatta di corteggiamenti, ammiccamenti sentimentali, equivoci e imbarazzi, il tutto ben mixato dentro la neghittosa alta classe borghese britannica a cavallo fra Otto e Novecento. Jeeves è l’imperturbabile, saggio, compìto, ineffabile maggiordomo al servizio di Bertie Wooster, giovanotto ricco, sfaccendato, volonteroso, un po’ goffo e non acutissimo ma molto estimatore di se stesso. Le sue sbadatezze superficiali, le sue miopie psicologiche vengono abilmente e signorilmente corrette dagli interventi puntuali e raffinatamente espressi dal suo maggiordomo, che del giovanotto è suggeritore e governante, cameriere e spalla preziosa. Siamo nel bel mezzo del mondo ironico e sopraffino di P.G. Wodehouse (1881-1975) che di fatto è il maggior umorista della letteratura britannica. Fu l’autore di due copiosi cicli narrativi: quello del castello di Blanding e della sua aristocrazia nullafacente e umoristicamente inguaiata e quello appunto del maggiordomo Jeeves e del suo “leggero” padrone Bertie Wooster. La lievità, il sottile umorismo, il balletto degli equivoci e dei piccoli colpi di scena sono la salsa di base di una narrazione sapientemente tenuta al ritmo sostenuto di dialoghi brillanti e serrati e di rapidi passaggi situazionisti da commedia. Naturalmente la narrazione di Wodehouse appartiene a un genere, quello dell’umorismo leggero, appunto: ma è condotta con abilissima maestria, al punto che numerosi scrittori britannici diciamo più profondi hanno rivelato di aver spesso fatto capo a lui per soste riposanti e divertenti di lettura forse “minore” ma scintillante. Nell’interessante prefazione del volume con cui l’editore italiano Sellerio ha iniziato a pubblicare le nuove traduzioni di Wodehouse, la curatrice Beatrice Masini conclude: “…Leggiamo Wodehouse nelle mattine di domenica, o d’estate, quando non dobbiamo correre da nessuna parte ma vogliamo lo stesso essere altrove; però anche d’inverno prima di dormire, in treno, all’aeroporto, dentro la noia di febbraio. Evadere dal mondo grigio (e viola, e nero) ogni tanto è necessario; è facile, basta un libro. Ma che quel libro sia moderatamenente meraviglioso”.
- Libro precedente
Ombre sull’Hudson
Isaac Bashevis Singer
Adelphi