2018
John Fante
Einaudi
John Fante (1909-1983) è uno degli autori importanti, originali, forti del "˜900 americano. La sua tempra italiana (era figlio di immigrati abruzzesi) dà gusto aggiuntivo a una prosa che ha tutta la speditezza concreta, l'essenzialità e il ritmo che caratterizzano tanta narrativa statunitense contemporanea. Ha scritto romanzi molto belli e intensi. Qui partiamo dal primo, "Aspetta primavera, Bandini", che poi in un suo ciclo avrà altri tre titoli, raccolti nel volume "Le storie di Arturo Bandini" (Einaudi). Chi è Arturo Bandini? E' la guizzante, mutevole controfigura di John Fante stesso, che a quel personaggio (in situazioni diverse, cambiato) affida comunque il suo nòcciolo esistenziale, la sua storia di desideri e fatica. Bandini adolescente su nel Colorado, poi Bandini più adulto giù a Los Angeles assume sembianze diverse ma dentro di lui coltiva il proprio sogno americano sempre uguale: il riscatto, l'integrazione, la voglia di diventare qualcuno di vero (giocatore di baseball famoso, scrittore affermato, uomo che ama davvero una donna"…). La raccolta einaudiana (introduzioni di Emanuele Trevi e del figlio di John Fante, Dan Fante) mette insieme quattro romanzi, L'ordine proposto permette un crescendo di densità e maturazione del personaggio, che dall'adolescenza un po' birbona e un po' ingenua assume via via i tratti malinconici e più intensi della solitudine, della estraniazione, della lotta per vivere e soprattutto per "essere". Si comincia dunque con "Aspetta primavera, Bandini". Siamo in una piccola cittadina del Colorado, in un inverno pieno di neve, freddo, povertà (anni '20 americani, i fattorini dei giornali passano ancora in bicicletta buttando al volo i quotidiani dentro il portico delle verande; nelle strade serali, nevose e buie, piovono ancora fioche luci di lampioni, non ci sono ancora i grandi centri commerciali ma piccoli negozi dove la mamma di Arturo strappa ogni volta con vergogna la merce a credito, sempre a corto i soldi). Arturo ammira il padre muratore, ubriacone ad alternanza, fumatore di toscani, aitante, donnaiolo, sentimentale e prepotente. Sulle prime Arturo sopporta male la madre totalmente dedita al marito, innamorata della sua virile bruschezza padrona, sempre intenta a sgranare rosari. La religione cattolica è presente come sottofondo identitario: le comunità italiana e irlandese di prima e seconda generazione migratoria sono tenute assieme dal collante delle messe, delle scuole delle suore, dei sacerdoti come guide. E anche Arturo vive il conflitto adolescenziale fra paura del castigo celeste, timore e desiderio della confessione, voglia di trasgressione e anche anelito di limpidezza, percezione del mistero di Dio. Arturo conosce anche l'innamoramento tipico e segreto per Rosa Pinelli, la bella compagna di classe anche lei figlia di italiani, sdegnosa quanto lui è fervoroso. Alla fine la casa povera con la sua calda stufa arroventata e i suoi litigi melodrammatici diventa comunque per Arturo il rifugio dal freddo e dalle tristezze, la consolazione delle proprie pene d'amore. Ed è rifugio infine anche l'abbraccio della mamma, così come la calda mano di muratore fedifrago del padre. Memorabili poi le scene della ricca donna americana (sigarette lussuose, whiskey) che si invaghisce, nella sua casa sontuosa, del ruvido e latino muratore Svevo Bandini: due mondi, una attrazione, una incomunicabilità.