Circolo dei Libri

Per condividere con altri il gusto della lettura, che per principio è individuale ma poi può anche farsi compagnia.

18febbraio
2012

Claudia Pineiro

Ed. Feltrinelli (Narrativa straniera)

Oggi gialleggiamo. E' giallo senape anche la copertina di questo poliziesco ben costruito e soprattutto abitato benissimo da personaggi pieni di empatia. Vi figura una pupazzetta mora in sottoveste con grandi occhioni neri: è Betty Boop, un personaggio di fumetti creato negli anni '30 e diventato, soprattutto in America, un riferimento di culto, finito su magliette, borsette giovanili e gadget. Le assomiglia Nurit Iscar, scrittrice di successo di Buenos Aires sulla cinquantina, reduce da un matrimonio e da una relazione e soprattutto in crisi di ispirazione. Due uomini che le hanno voluto bene in modo diverso l'hanno ribattezzata Betibù per la somiglianza con la donnina del fumetto e quello è il suo soprannome per gli intimi. Nurit Iscar fa parte di un gruppetto di quattro amiche toste che si ritrovano a spettegolare a casa dell'una o dell'altra e tengono a bada le ferite dei cuori e le celluliti perché sanno che il tempo delle seduzioni e dei grandi sogni sta svaporando. Le sorregge un orgoglio di gruppo e di genere, con il ricostituente della lealtà solidale. Una morte strana, quasi certamente un delitto, fa la sua apparizione nel cuore di un quartiere residenziale per ricchi circondato da recinzioni e guardie e all'interno tutto verde di alberi e azzurro di piscine. Per un caso fortuito le nostre amiche si ritrovano a indagare su quella morte con diligente ostinazione. Fanno loro compagnia uno sperimentato giornalista di cronaca nera caduto un po' in disgrazia nel suo giornale (è stata spostato al costume) e il pivellino che lo ha sostituito alla nera. Il cronista di razza non riesce a voler male al ragazzo e finirà col dargli una mano. Mi fermo qui sulla trama, che vi lascerò scoprire. La bravura di Claudia Pineiro non sta tanto nell'intreccio poliziesco (avrei da ridire sul finale) ma piuttosto nella capacità di costruire atmosfere, chiacchiere e congetture psicologiche. La scrittrice argentina, celebre nella patria sua e sbarcata in Italia con questo giallo e prima ancora con "Tua" (entrambi editi da Feltrinelli) nelle pagine migliori ha il passo di un Vasquez Montalban e le ambientazioni di un Camilleri, per intenderci. Le quattro donne e i due cronisti formano un nucleo intriso di umanità indolenzita ma generosa, provvisto dei giusti anticorpi contro la scontatezza del male. C'è posto per guardinghi intrecci sentimentali, affrontati con una delicatezza dettata non da moralismo ma da sincerità di cuore. Deliziose alcune perle di giudizio. Come questo, che lo sperimentato cronista impartisce al giovane redattore che si fida ciecamente di Internet: "Trova il tempo, ragazzo, trovalo, e leggi dei romanzi. Se vuoi essere un bravo giornalista, devi leggere romanzi, ragazzo, non c'è mai stato un grande giornalista che non fosse innanzitutto un buon lettore, te l'assicuro". Parole sante, collega.