Circolo dei Libri

Per condividere con altri il gusto della lettura, che per principio è individuale ma poi può anche farsi compagnia.

02ottobre
2010

Antonio Pennacchi

Ed. Mondadori (Narrativa italiana)

Dopo tantissimi anni in cui il nonno e la nonna (veneti emigrati a sud) si erano alzati insieme all'alba per occuparsi delle vacche, succede che un mattino il nonno non si alza. Dice che non si sente bene e resta a letto : « E non s'è più alzato, e venti giorni dopo, una sera, lei gli si è seduta a fianco e lui le ha detto, con voce fioca : 'Come te si béa'. Lei ha risposto : "˜No, caro, te si tì che te si bèo', e lui poco dopo è morto. Se lo è voluto lavare lavare e vestire lei e il giorno dopo, al cimitero, è rimasta impettita per tutta la cerimonia fino al camposanto impettita e senza una lagrima. La sera però, tornati a casa, s'è messa in letto e non si è alzata più, e venti giorni dopo è morta anche lei ». Questa morte contadina è narrata come nei « filò », le veglie nelle notti gelide d'inverno quando le famiglie, per risparmiare legna, si riunivano a turno nella stalla di qualcuno e raccontavano storie, ricordi, magìe. Antonio Pennacchi, che con questo romanzo ha vinto e meritato il premio Strega, racconta , romanzandola, la storia della sua propria famiglia, cui dà il nome fittizio di Peruzzi (« Bello o brutto che sia, questo è il libro per cui sono venuto al mondo »). La saga familiare (vivida, comicissima ma anche dolente, tenera e drammatica, recitata nei dialoghi in un gustoso dialetto veneto) si innesta nella storia grande della bonifica dell'Agro Pontino. Quel che non era riuscito allo Stato pontificio e a Napoleone riuscì a Benito Mussolini (che verso gli anni '20, socialista rivoluzionario, conosce il nonno Peruzzi da giovanotto e anzi un paio di volte guarderà la nonna con occhio così voglioso da fare imbufalire in segreto il nonno). Mussolini fonda il fascismo e prima di compiere le nefandezze che si sanno realizza questa opera gigantesca e crea terra nuova e la dona ai coloni, facendo migrare dal Nordest 5.000 famiglie, 30.000 persone. Poi succede quel che succede e il Duce entra tardi in guerra perché crede di spartire un bottino facile. E Pennacchi ricostruisce nel parlato caldo delle veglie invernali il dilemma del Duce : «L'Adolfo glie lo aveva detto chiaro al Duce :'stà fora tì,per i commerci mi sei più comodo fuori che dentro. Dentro mi dai solo impiccio'. "˜Va bèn Dolfo, nantri restémo fòra', ha risposto. Però dentro gli rodeva :'Che figura fàsso ?' pensava tra di sé. » E cosi era entrato in guerra, e sappiamo come andò a finire. Ma la famiglia Peruzzi, che in Veneto non aveva un metro di terra e doveva lavorare a mezzadrìa ed era stata sfrattata dal prepotente conte Zorzi Vila (« Ch'al vaga tuta in malora, l'Altitalia e i Zorzi Vila ! »), pur nello strazio della migrazione ebbe finalmente terra propria. Pennacchi ricostruisce questo punto di vista d'esperienza senza pregiudizi ideologici ma senza censurare nemmeno il grottesco e il male dle fascismo. Lo stile è diretto, sanguigno, colloquiale (c'è lungo tutto il romanzo un interlocutore invisibile cui il narratore dà del lei : « Come dice, scusi ? », e poi gli spiega). Nel panorama corrucciato della narrativa italiana ecco un romanzo animato, corale, popolare nel senso giusto.