2017
Martin Suter
Sellerio
"Com'è piccolo il mondo!", esclama cordialmente Konrad Lang, assediato dalle prime avvisaglie dell'Alzheimer, quando qualcuno gli sorride riconoscendolo ma lui non riesce a ricordare di chi diavolo si tratti e dunque, con quella battuta del tipo "toh, chi si rivede", resta sul vago e salva l'apparenza. Questo romanzo dello scrittore svizzero vivente più venduto nel mondo apparve in tedesco nel 1997 e due anni dopo in italiano, da Feltrinelli. Poi sempre Feltrinelli pubblicò negli anni successivi due altri ottimi titoli di Suter ("Un amico perfetto" e "Lila, Lila"). Un anno fa ecco il passaggio di Suter alla raffinata casa editrice Sellerio, che ha tradotto i successivi romanzi dello scrittore svizzero (fra cui "L'ultimo dei Weynfeldt" , bello, e il divertente ciclo sull'investigatore von Allmen) e ha ripreso anche gli altri, ristampando anche il romanzo d'esordio, "Com'è piccolo il mondo!", che rese celebre Martin Suter e lo rivelò anche ai lettori di lingua italiana. Forse quel primo romanzo ha qualche inceppo di intreccio e qualche trascuratezza narrativa rispetto a quelli successivi, divenuti più raffinati nei meccanismi di scrittura. Ma è bello, piacevole, commovente e anche divertente. Basterebbe, per invitarvi a leggerlo, il fatto che la malattia inquietante dell'Alzheimer (il nuovo incubo del nostro tempo) viene narrata da Suter con una delicatezza, con una tenerezza compassionevole e addirittura con un filo di humor che sorprendono e che allargano il cuore del lettore. E si imparano tutte le avvisaglie del primo apparire del male e poi il suo sviluppo e tutte le possibili cure per arginare una malattia che rimane sin qui non guaribile. Il povero Konrad Lang, quando si accorge di avere dei vuoti di memoria e dopo essersi smarrito un paio di volte nella sua Zurigo, si mette nel borsellino e nelle tasche dei biglietti, delle cartine con i percorsi per rientrare a casa. Fa tenerezza, appunto. Poi un giorno la sua amica trova nel frigo il portafoglio di Konrad e le cose cominciano a complicarsi. Naturalmente c'è anche un intreccio serrato e avvincente (Martin Suter, a modo suo, è un giallista in tutti i suoi romanzi). Konrad Lang, che ha appena passato la sessantina quando sente arrivare i primi segni di malattia, per tutta la vita è stato in qualche modo succube di una ricchissima famiglia di industriali della Zurigo bene (villa e parco in collina) . Ancora oggi la capostipite Elvira Koch (una ottantenne severa e ben levigata da chirurgie plastiche e da creme costose) e il suo figliastro ed erede Thomas Koch trattano Konrad, figlio di una domestica, cresciuto però di fatto con la famiglia Koch, come un dipendente o come un poveretto (ha l'abitudine di alzare il gomito) da commiserare con sdegnosa carità. Ma le cose, sorprendentemente, prendono una piega nuova. E se è vero che l'Alzheimer non lo si può ancora vincere, è vero però che con l'Alzheimer si può vincere la battaglia di qualche buona causa. La lettura è piacevole, Martin Suter è scrittore sensibile e abile.
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L'amante senza fissa dimora
Fruttero & Lucentini
Mondadori - Libro precedente
Il barone rampante
Italo Calvino
Mondadori, Einaudi