Circolo dei Libri

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05marzo
2011

Meir Shalev

Ed. Feltrinelli (Narrativa italiana)

Ho un debole per gli scrittori israeliani. Accanto i grandi Yehoshua, Grosman, Oz, ho citato tempo fa Eshkol Nevo ("La simmetria dei desideri"). Oggi riparlo di Meir Shalev, di cui un paio d'anni fa segnalai "Il ragazzo e la colomba". Ecco ora un romanzo scintillante (scritto molto, molto bene) in cui Shalev, facendosi più leggero e ammiccante, racconta le vicende della propria famiglia: "Questa è la storia della mia nonna russa e del suo aspirapolvere american la storia vera, incredibile, divertente ed emozionate di una donna unica e controversa"). E anche di una famiglia strana e vivissima, dove tutti raccontano incessantemente le antiche storie di casa e gli aneddoti, le baruffe, le frasi mitiche e accendono un loro lessico familiare quasi in codice. Naturalmente la memoria gioca, divaga, accende e smussa: spesso le versioni dei mitici ricordi sono controverse e c'è sempre qualcuno che puntualizza: "è andata così". Irresistibile la figura di nonna Tonia, madre padrona e maniaca delle pulizie, munita di linguaggio proprio, vera fattora della casa masseria nella campagna della terra d'Israele fra duro lavoro e molta povertà. La nonna faceva parte dell'ondata migratoria proveniente dall'Ucraina negli anni'40, prima ancora della nascita dello stato d'Israele ("Se nonna diceva "˜Quand'ero ragazza' io sapevo che stavano per arrivare neve e ghiaccio, lupi, slitte e frutti di bosco e il bosco e il fiume. Raccontava delle sabbie rosse e bianche di Rokitino e delle botteghe dove si faceva il vetro colorato, di quando andava al ginnasio e dei lunghi interminabili viaggi in treno, degli ufficiali russi che erano belli e alti e "˜mi facevano l'occhiolino', delle riunioni di famiglia intorno al samovar dove si bevevano decine di tazze di tè bollente e di quando in famiglia facevano marmellate e conserve di frutta e mettevano via barili di cavolo e sacchi di patate e cipolle senza i quali sarebbe stato impossibile trascorrere il lungo e duro inverno"…". E poi ci sono le storie in terra d'Israele, gonfiate dal pulviscolo dorato dei ricordi infantili e dalla formidabile forza letteraria(orale) delle donne di famiglia. C'è anche tutta la vicenda di un aspirapolvere fiammante, un prodigio di tecnica per gli anni '40, che uno zio d'America ha spedito in un cassa di legno alla nonna, che egli sapeva nemica della sporcizia. Le vicende grottesche e misteriose di quell'elettrodomestico leggendario saranno il filo conduttore di una storia familiare lunga, chiacchierata e colorita in cui le stranezze e i dissapori non riescono a nascondere un tenace senso di appartenenza ai legami di sangue, all'emigrazione e alla cara terra nuova. Parlando delle memorie di casa Meir Shalev, che è scrittore di talento e densità, sembra distendersi, divertito, nella grazia degli affetti decisivi. E il romanzo assume una lievità che ê insieme comica e commovente.