2017
Fruttero & Lucentini
Mondadori
Se vi piace Venezia, estenuata e decadente, splendida e ammaccata, violentata nelle sue parti vistose e misteriosamente pura e contagiosa nei suoi meandri segreti e riposti, allora lasciatevi guidare dalla immaginosa storia raccontata dai rimpianti e ineffabili Carlo Fruttero e Franco Lucentini (Fruttero& Lucentini il loro prestigioso marchio, Fruttero è morto nel 2012, Lucentini nel 2002). Fra i loro apprezzatissimi romanzi spicca questo racconto veneziano che ha una raffinatissima, dolente e seducente patina di antico e di mistero, di smagata eleganza. A Venezia, negli anni '80, sbarca un giorno Mr. Silvera, enigmatico, sfuggente, affascinante personaggio: un signore alto, magro, che porta abiti eleganti ma un po' tanto usati, ha un volto da antica moneta romana, uno sguardo intenso e quasi sempre triste, una malinconia addosso, un fascino stanco che attira l'attenzione d'una bella signora anche lei giunta a Venezia, una principessa che fa l'antiquaria per una casa londinese d'aste"…. Chi sia Mr. Silvera, quale segreto strano e remoto stia dietro alla sua stranezza, non si può qui assolutamente dire. Anzi, gli stessi autori, 30 anni fa, invitavano " a mantenere il segreto, a lettura conclusa, sulla vera identità del fascinoso Mr. Silvera, o a rivelarlo (secondo le più dispettose tradizioni della malevolenza) soltanto agli intimi nemici." Quando scoprirà l'enigma, il lettore forse dovrà correre a consultare qualche libro, qualche rapida voce di Wikipedia. E capirà meglio"… Ma quel segreto dopotutto è soltanto un pretesto per una narrazione raffinatissima, colta e ironica, soavemente feroce nelle pennellate di costume, curiosa, elegante. In tutto. Ecco per esempio lo svelto ritratto d'un saccente mercante d'arte: "E' un uomo di oltre sessant'anni ben portati, di media statura, sul rotondetto, coi radi capelli biondi spalmati contro il cranio e divisi da un'ampia, rigida scriminatura. Spera in tal modo, anche con l'aiuto degli occhi slavati, di aggiungersi una coloritura tedesca o svedese, nazionalità che danno affidamento. Il risultato di questi sforzi è che ti sembra un vecchio attore d'operetta nella parte del barone cornuto, gli manca solo il monocolo". E poi Venezia, scrutata e percorsa, snidata adagio, a dispetto delle orde di turisti che guardano e fotografano senza vedere e in una giornata vogliono toccare piazza San Marco, la basilica e palazzo Ducale, i ponti di rialto e dei Sospiri, almeno un Tintoretto e una gondola e i soffiatori di vetri kitsch di Murano. Mr. Silvera e la sua bella compagna precaria "s'infilano in un angusto sottoportico, sbucano nel minuscolo campo dell'Abbazia, che si presenta come un omaggio inatteso, un premio destinato esclusivamente a loro due, vecchio trucco della vecchia città ripetuto decine di milioni di volte negli annali amorosi, eppure sempre infallibile ("…). E infine Mr. Silvera, sempre in silenzio, stende come un manto il suo impermeabile sui gradini davanti a Santa Maria Valverde e tutti e due siedono a contemplare appagati quell'intimo territorio, Adamo ed Eva in un Eden di forse cento metri quadrati ma tutto dovuto alla mano dell'uomo". E ancora: "Più tardi, dopo aver peregrinato a caso negli intricati chiaroscuri di strettoie, dilatazioni, cavità, rientranze, sporgenze, dopo aver sfiorato altri labili abitatori della città notturna - gatti, passanti, foglie secche - finiscono per intersecare l'insinuante serpentina del Canal Grande". Bisognerà che prima o poi ci si decida a riscoprire alla grande questa coppia di bravissimi scrittori, due umoristi pessimisti, due cui piaceva vivere per scrivere e scrivere per vivere. Come poi facessero a scrivere in coppia e a produrre una prosa così unita e compatta, stilisticamente perfetta, rimane un segreto che si sono portati nella tomba.
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