2010
Vicky Baum
Ed. Sellerio (Narrativa straniera)
Puah! Si entra, si esce, si entra, si esce, si entra, si esce"…" E senza nessun scopo, par di capire leggendo questo acre finale che descrive la porta girevole del Gran Hotel di berlino degli anni Venti, dove si intrecciano i destini di alcuni personaggi depositati lì dalla loro classe, dal denaro, dalle loro storie e desideri e persino da una patetica voglia di rivincita sociale. Ce n'é uno, il mite contabile Kringelein, malato quasi terminale, il quale, sapendo di dover morire presto, decide di ritirare i suoi sudati risparmi, di scappare dalla meschina provincia dove è stato per decenni umiliato subalterno e dalla acida moglie per scialacquare tutto al Gran Hotel e cercare di vivervi, anche se per poco, il bagliore orgoglioso di una vita scintillante. E' scesa all'hotel anche la celebre ballerina russa, applaudita e riverita ma fragilmente al bordo del viale del tramonto. E poi c'è il i giovane e bellissimo barone elegante e squattrinato, il vecchio tedesco ferito in guerra, cinicamente disilluso con il suo occhio di vetro. E, ancora, il direttore d'azienda in affanno commerciale e alle prese con un proibito desiderio della mezza età avanzata. Intorno crepitani i gesti, lo stile, i pensieri segreti e gli affanni di segretarie vistose, spicci uomini d'affari, maitres d'hotel inappuntabili, portieri e boys e cameriere impeccabili. Gran Hotel fu scritto del 1929 da una autrice solida, Vicky Baum, e fu subito un best seller mondiale anche se noi ne ricordavamo soprattutto la celebre versione cinematografica con Greta Garbo, del 1932. Bene ha fatto Sellerio a tradurlo in italiano e a regalarci un romanzo abilmente costruito, con tecnica quasi cinematografica (appunto), con ritmo perfetto, rapidi ed essenziali "flashes backs" e trame abilmente mescolate. Tutto avviene sui pavimenti lucidi e sui tappeti soffici delle sale del grande albergo lussuoso e nelle sue segrete stanze dove la sera oggnuno si rintana : "nella propria camera ognuno è solo col suo Io, senza un Tu che si lasci cogliere o trattenere"…". Gli omini e le donnine che si agitano lungo gli scaloni, su e giù dagli ascensori, fumando sigari e sorseggiando bibite nelle sale del tea room o delel danze tra profumi di cene e suoni di orchestrine, mettono in scena una commedia che volge al dramma e di cui sono ignare marionette. Il vecchio medico militare tedesco ferito in guerra incarna il giudizio più amaro sul desiderio di vita vera di quegli eleganti ospiti:" ciò che si vorrebbe si trova sempre da qualche altra parte.Quando si è giovani si pensa: verrà più avanti negli anni. Quando si è più avanti negli anni, si pensa: la vera vita era quella di prima. Se si è qui,si pensaa che essa sia in un altro posto. Arrivati là, si scopre che la vita sperata se n'è appena andata via e sta ad aspettarci proprio qui da dove eravamo scappati"…" Di fronte a tale disperante disillusione di lusso, resta al lettore la speranza di meno deludenti imprevisti, di vie di scampo"…Ma il romanzo è bello, ironico e dolente.
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Stefan Zweig
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Pianoforte vendesi
Andrea Vitali
Ed. Garzanti (Narrativa italiana)