Circolo dei Libri

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04giugno
2011

Fred Wander

Ed. Einaudi (Narrativa straniera)

Si scoprono talvolta piccole gemme nascoste tra le pieghe dell'affollato mercato editoriale. Einaudi ha appena tradotto un romanzo del 2007, uscito un anno dopo la morte del suo autore, il viennese Fred Wander. Ebreo colto, scrittore inquieto, Wander fu in fuga dal nazismo, visse qualche tempo in Francia, tentò invano di riparare in Svizzera (fu uno dei molti respinti, accanto ai molti accolti), infine deportato ad Auschwitz e Buchenwald. Lui ce la fece, tornò. E scrisse. Ma questo romanzo non è una denuncia, un racconto cronachistico del male (indirettamente è anche tutto questo). Il libro è, seppure nutrito corposamente da una vena autobiografica e da una realtà storica, un vero romanzo : e dunque narrazione di fatti, pulsioni, sentimenti, relazioni, destini. Lo strumento narrativo singolare dell'autore è la persuasione che il presente abbracci sempre anche il suo futuro. E lui racconta sì di quando a 25 anni sostò in un albergo misero di Marsiglia assieme ad altri esuli in fuga e in attesa di quasi utopistici visti per la libertà in America : famigliole di ebrei, fuggiaschi sciolti, giovani di belle speranze. E qualche ragazza spavalda, come Katya, il grande amore sempre sfuggente, oppure Lily, dolcemente incrociata. Ma poi per sprazzi brevissimi Wander, dei suoi personaggi, rivela in pochi lampi, qua e là, notizie scarne sui loro destini (molti i deportati senza ritorno, gli scomparsi nel nulla) : e questi squarci di futuro danno al presente una tonalità diversa di pietas, di ineffabile percezione degli esiti. E anche il passato, naturalmente, ha la sua lezione ineludibile. Il tempo si mescola dunque in una specie di sinfonia narrativa dove la vivezza della realtà riceve incursioni di futuro. L'Hotel Baalbek è pieno di voci, odori, camere intasate dove si cucina sui fornelletti a gas, solidarietà, sospetti, ansia quotidiana per le contradditorie notizie che incombono. Ma al di là delle sue visioni appena abbozzate di futuro Wander sta dentro la carne del presente, con bagliori anche di allegrezze e sensualità, amori furtivi, bevute, sullo sfondo dell'inizio della lotta clandestina contro l'occupante nazista e il regime collaborazionista di Vichy. Intorno ai personaggi respira la Marsiglia dei poveri e del porto, delle taverne, dei vicoli, delle carceri. « Hotel Baalbek » è anche un romanzo d'amore sgranato nel tempo (passano gli anni, passa la guerra, e il protagonista è sempre in cerca di Katya"…) ed è una storia di male recato e di resistenza ad esso. Con riflessioni acute o drammatiche, come questa: « Proprio perché ci perseguitano e ci percuotono, il popolo ebraico è sopravvissuto e si è sparso per il mondo. Nella persecuzione gli occhi hanno acquisito una vista più acuta, il nostro udito si è fatto più fino e più vigile. In un mondo pacificato, senza nemici, cesseremmo di essere ebrei ».