Circolo dei Libri

Per condividere con altri il gusto della lettura, che per principio è individuale ma poi può anche farsi compagnia.

28febbraio
2009

Michèle Lesbre

Ed. Sellerio (Narrativa straniera)

Ecco un romanzo breve e delicato (finalista al premio Goncourt) soffuso di lontananze, tessuto attorno a un viaggio "il viaggio è un ritorno all'essenziale", recita un detto tibetano citato dall'autrice. E ancora: "Sapevo che il vero viaggio è quello che si fa al ritorno, e che invade i giorni successivi provocando un senso protratto di smarrimento da un tempo a un altro, da uno spazio a un altro". Anne si inoltra da Parigi nella Russia profonda, verso il lago Baikal dove si è rifugiato senza più dare notizieGyl, un suo perduto amore, in fuga dal fallimento delle proprie utopie politiche per riafferrarne qualche altra. Lei vuole sapere, non fosse che per poter riannodare il filo e il senso della propria vita. Il breve romanzo alterna continuamente i tempi fra il viaggio e Parigi, dove è nata una amicizia singolare con una anziana signora della porta accanto la quale sta su un canapé rosso e ama sentire, da Anne, le storie di donne coraggiose e intrepide, dalle femministe avanti lettera alla Milena Jésenka che per arrivare puntuale a un appuntamento con l'amato aveva attraversato a nuoto la Moldava. Anche la vecchia Clémence aveva avuto un grande amore giovane, portatogli via dai nazisti (e ne conserva, nascosta dietro le schienale del canapé rosso, una ariosa fotografia di coppia felice in riva a un fiume). Ora è vecchia e la memoria le si inceppa e Anne le si è affezionata: "Avrei voluto stringerla fra le braccia, ho sempre pensato con sgomento all'angoscia dei corpi ormai vecchi che nessuna mano sfiora, a cui nessun corpo si stringe, a quell'immensa solitudine della carne che è già quasi una morte". Molto bello il lungo viaggio nel lento treno popolare che per giorni e giorni attraversa le steppe e i boschi di betulle di una Russia a mezzo far antichi paesaggi e tetri capannoni industriali abbandonati. A bordo di quel convoglio, fra samovar di tè e minestre di cavoli, Anne incontra sfuggenti temperamenti di popolo russo, gente in viaggio, piccole stazioni locali. E arriva a destinazione, per intercettare flebilmente il volo egli aquiloni utopistici del suo sfuggente Gyl"…Anne frequenta la malinconia: "Oggi vi trovo malinconica, mi aveva detto Clémence. Avevo risposto che era vero, ma che la malinconia è una condizione abbastanza piacevole".