Circolo dei Libri

Per condividere con altri il gusto della lettura, che per principio è individuale ma poi può anche farsi compagnia.

15gennaio
2011

Andrea Vitali

Ed. Garzanti (Narrativa italiana)

Prendiamo un capannello di dame di carità impegnate in opere buone e pettegolezzi: "Erano una decina, un coacervo di nasi adunchi e fisici insugheriti. La maggior parte zitelle"… A comandarle era la signorina Eupilia, severa come un angelo funerario. Proprio in quel momento Mirandola Gilardoni stava spiando il branchetto delle pie donne alla finestra delle scuole di Santa Marta, dove sostituiva temporaneamente la bidella che s'era beccata il tifo. "˜Eupilia, Eupilia, tutti la vogliono e nessuno se la piglia', mormorò sottovoce e sorridendo, come facevano anche i ragazzini delle scuole. Oddio, era una strofetta fatta in funzione della rima. Chi poteva mai volere una bruttina del genere, e con in più quell'alito che sapeva sempre di salmì ? Non erano affari suoi, rifletté la Mirandola. Lei apparteneva alla razza delle belle". Questa carnalità beffarda appartiene al piccolo mondo antico di Andrea Vitali da cui escono a intermittenza brezze di lago umide e piene di odori che avvolgono il tempo e ci restituiscono bozzetti irresistibili sulla scena di Bellano, dove vive e lavora come medico e come scrittore uno dei fenomeni più singolari della narrativa italiana di questi decenni. Vitali è abilissimo e geniale artigiano di storie: ha una sua "bottega di scrittura" di cui detiene l'ingegnoso brevetto e che non teme imitazioni. Lui stesso, più volte definito epigono di Piero Chiara, ne condivide sì lo sguardo di amara malizia sulla microstoria meschina e grassa di provincia ma poi prende un volo tutto suo di narrazione per quadri rapidi, aperture e chiuse di ritmo e sospensione e continuità, quasi come pronta risposta all'incalzante domanda di chi ascolta storie: " e poi, e poi?". L'altra esclusiva di Vitali è quella dell'unità di luogo e di tempo (Bellano e i primi anni del fascismo). Per i luoghi, Vitali estrae dal paesaggio dove vive le cartoline in bianco e nero di 70 anni fa, con il fascino che tutti noi proviamo guardando su riviste locali le immagini di un nostro mondo com'era: conosciuto ma perduto, venato di complice nostalgia. In quanto all'epoca, il fascismo delle storie di Vitali è solo un fondale da operetta da cui traspaiono con comicità implacabile le sceneggiate grottesche, le muscolature patetiche, i linguaggi retorici, le trame di poteri provinciali. Per il resto, la scrittura di Andrea Vitali è pura narrazione di storie, lambiccate dagli eterni intrighi degli amori e amorazzi, delle invidie, delle ambizioni meschine, dei rovesci di destino, dei piccoli misteri fra il giallo e la pochade. Su quest'ultimo romanzo, che mantiene le promesse, dico solo che si parte da un ballo avvinazzato e finito in scazzottatura mentre in paese il parroco scopre tramortita da un pestaggio una povera sua protetta; intanto sono arrivati da fuorivia i meccanici del cotonificio, capeggiati da uno strano tipo che dice di chiamarsi Landru, come l'efferato bandito seriale. Basta così?