Circolo dei Libri

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17gennaio
2012

Magda Szabó

Ed. Einaudi (Narrativa straniera)

Magda ormai è una importante scrittrice. Ma non dimentica il cortile della vecchia casa dove fu bambina e dove in un angolo c'era della ghiaia sotto la quale stava l'antico pozzo e non ci si poteva camminare sopra, casomai si riaprisse il vuoto. Ma per Magda oggi proprio sotto quella ghiaia è custodita tutta la memoria della sua casa, dei carissimi genitori, della sua perduta città "in cui il vento era più autentico, l'acqua più buona, le stelle più luminose". E poi c'erano i Natali, i temporali e le nebbie, le letture avide, i giochi, il padre e la madre così talentosi, immaginosi, riservati. Il "tempo perduto e ritrovato" di Magda è custodito nel ventre segreto del pozzo scomparso e lei vi attinge l'indimenticato tempo dell'infanzia. Chi ha amato i portentosi romanzi "La porta" e "La ballata di Iza" (Einaudi) ma anche "Via Katalyn " e "L'altra Ester" (sempre Einaudi) ritrova qui l'iniziazione alla vita della grande scrittrice ungherese Magda Szabò, morta 4 anni fa a 90 anni e che più di altri mitteleuropei avrebbe meritato, per esempio, il Nobel. Questo è dunque, rispetto agli altri, un libro (del 1970, tradotto ora in italiano) di memorie reali ma raccontate con la forza narrativa di una grande romanziera. Uno poi magari vi ritrova singolari consonanze con la propria esperienza: "chiunque ripensi ai giochi della propria infanzia ricorda quanto poco importante fosse appesantire la fantasia con elementi esteriori, bastava sedersi tra le quattro gambe all'aria del tavolo capovolto, immaginando di essere in un mare in tempesta, e solo un folle non avrebbe visto che le onde intorno"…( chi mai non ha rovesciato sedie e tavoli per farne vascelli?). Su un tessuto commovente di episodi, affetti, sogni e timori si innestano memorie più profonde, come nell'ammirazione per il realismo buono della mamma: "la sua leggerezza nel sopportare l'esistenza, l'incrollabile serenità che manteneva in ogni circostanza, la gioia che mostrava assaporando la bellezza prodigiosa elargita spontaneamente dal mondo - la pioggia, un albero, un libro, una serratura insolita, i quadri appesi al museo, un fungo"… - erano una specie di miracolo divino". Oppure quando la piccola Magda capisce che il divino non ha a che fare con i desideri di piccole magie ma è qualcosa di più : " Quella notte, Dio smise di e essere un Dio che pensava ai cubetti"…Dio non giocava, non faceva cadere i cubetti dalle mani delle bambine, Dio vedeva qualcosa di più grande, luminoso e perfetto, per occhi aveva il sole e la luna. Guardava da lontano, dall'eternità, era così lontano che tutto gli appariva ugualmente caro". In quanto all'amore, Magda lo scopre dentro le pagine prima che nella vita: "d'un tratto, in quel mio leggere sconfinato e disordinato, mi scoprìi innamorata di alcuni eroi maschili che incontravo nei libri. Vivevo l'amore,anche se non sapevo definirne il pieno valore".