2012
Annalena McAfee
Ed. Einaudi (Narrativa straniera)
Diciamo Oriana Fallaci alle prese con Bridget Jones, per semplificare. Questa è la sostanza di un romanzo curiosamente bello, divertente e drammatico in un mix di humor feroce e di malinconia esistenziale. Honor Tait è un monumento del giornalismo britannico, oggi è anziana e appartata ma in gioventù fu una delle grandi protagoniste della stampa mondiale: unica inviata presente alla liberazione del campo di Buchenwald, intervistò il generale Franco e Fidel Castro, Kennedy e Marilyn Monroe, scrisse dalle guerre di Corea e del Vietnam. Era intelligente, brava, bella: "Un Q.I. svettante su una vertiginosa scollatura". Ora che è vecchia, e sta per uscire una raccolta dei suoi migliori pezzi, mandano a intervistarla una giovane cronista candida e ambiziosa, alle prese con piccoli lavori (classifiche dei migliori seduttori, delle migliori donne rifatte, dei personaggi "in" e "out", gossip sul mondo televisivo, inchiestine cattive). Sogna il grande balzo nel supplemento culturale e chic del giornale e l'intervista è l'occasione. Lei ha spulciato i dossier su Internet ma non ha letto il libro. Si presenta a casa del monumento e la vecchia giornalista non tarda a scoprire che la cronista Tamara Sim non conosce il libro che dice di aver letto e soprattutto che sta su un altro pianeta. Honor Tait è altera, riservata, orgogliosa, fa parte della generazione di giornalisti che tentavano di cambiare o salvare il mondo(grandi viaggi, inchieste, interviste). Tamara Sim sta dentro la logica della qualità che deve fare i conti con la mannaia della quantità, nell'era delle notizie sette ore su sette, di Internet e del gossip intrusivo. Lo scontro di caratteri è inevitabile, Tamara è goffa come Bridget Jones, appunto, e Honor è un totem come una Fallaci. Ma Annalena Mcafee non prende partito, sa bene che nel giornalismo di ieri e di oggi ci sono luci e ombre: prende atto dei cambiamenti e ce li narra. E disegna ritratti formidabili di lavoro e di vita. Annalena Mcafee la sa lunga sul giornalism ha diretto per molti anni l'inserto culturale del "Financial Times" e ha fondato il "Guardian Review". La sa lunga anche in fatto di romanzi, almeno in quanto moglie dello scrittore Ian Mc Ewan, uno dei maggiori autori anglosassoni d'oggi. Ora anche lei ha pubblicato un romanzo e oso dire che scrive bene almeno quanto suo marit anzi, per certi versi lo supera nello scintillìo feroce del suo humor implacabile, sempre alternato al rintocco grave del tempo che passa, implacabile, sulle cose e le persone. Il suo gioco narrativo, qua e là insistito, sembra un filo troppo accanito, talvolta compiaciuto delle sue stesse felici trovate espressive. Ma queste son quisquilie. A convincere sono il tono intero del romanzo, la beffarda insinuazione di giudizi velenosi e perfetti, le ironiche dissacrazioni di persone e caste sparate con soavità implacabile.
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Il romanzo di Ferrara
Giorgio Bassani
Feltrinelli - Libro precedente
L'amica geniale
Elena Ferrante
e/o (Narrativa straniera)