2019
Claudio Piersanti
Feltrinelli
Ecco un romanzo notevolissimo, strano, avvincente. Impegnativo e godibile, ti entra nelle vene per incuriosirti, stupirti, interrogarti. E' un denso racconto realistico e al tempo stesso compie delle vaghe incursioni nell'onirico, nel surreale. Una fiaba? Un apologo della condizione umana nella complessità di personaggi marginali, sensibili, avidi di verità e di libertà? Fatto sta che Claudio Piersanti, narratore già ben collaudato, ci offre una storia che sarebbe imperdonabile disvelare al lettore nella sua trama, svolta stilisticamente in modo efficacemente netto e accurato. Qualcosa si può accennare, senza nulla togliere all'avventura della lettura di questo romanzo. Serena ha 18 anni, è orfana di madre, vive con una zia in un condominio di una città italiana del sud. Il padre, evanescente impigrito, abita remoto qualche piano sopra. La ragazza impara a frequentare, al piano di sotto, un insegnante pensionato stravagante, imprevedibile e umorale, il Professore. Fra i due nasce la scintilla di una attrazione intellettuale e di un rapporto affettivo trepido e pulito. Lei è avida di conoscenza, sogna di diventare medico. Lui si scopre tutore intellettuale ed empatico di quella ragazza così vera e tenace, attaccatissima al suo cane Fox e anche "dog sitter" di altri cani in lunghe passeggiate notturne. Il Professore ha alle spalle una vita difficile di strappi, abbandoni, rabbie. É stato ribelle militante, oggi è un anarchico filosofico con slanci quasi mistici, un nichilista non privo di spiritualità propria, arrabbiato con il mondo, odiatore dei mediocri. È visibilmente perturbato, un caso da psichiatria. É lucido con divagazioni depressive, è colto. E si appassiona alla pulsione vitale di Serena, che lui prepara alla maturità privata e avvia agli studi di medicina. Il viavai di Serena in casa del Professore, con divagazioni a spasso coi cani e incontri di condominio, è la cronaca minuziosa di una educazione culturale e morale. Il Professore coltiva strane idee e costruisce in casa una singolare, inquietante scultura che di fatto è una sinistra, ghignante macchina. La storia prende il volo su sviluppi, fughe, fatti rocamboleschi. Ci sono, si diceva, incursioni vagamente oniriche e descritte in modo grandioso, vien da dire felliniani: una fatiscente villa con parco, decadente e notturna, abitata da vecchie cariatidi avvizzite come comparse fantastiche; i sotterranei di un cadente ospedale dove ardono bivacchi attorno ai quali si muovono stravaganti personaggi sbandati dalla vita; un giovanotto matto e fascinoso, volitivo e imprendibile, si chiama Ottavio Celeste. Mentre Serena cresce e matura, il Professore si intenerisce in una comica regressione infantile. Un rovescio? Fiaba amara e allegra, tenera storia di affetti, il romanzo ti prende di petto, di gola e di testa. La forza di gravità è quella che tira in basso le cose (per questo l'anelito verso l'alto è vera tensione umana) ma anche quella delle attrazioni di destini, del fato che si può cercare di combattere, di una lama che può sempre caderti addosso.
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