Circolo dei Libri

Per condividere con altri il gusto della lettura, che per principio è individuale ma poi può anche farsi compagnia.

15ottobre
2011

Abraham B. Yehoshua

Ed. Einaudi (Narrativa straniera)

Ci ho pensato parecchio prima di pesentare questo romanzo. Io cerco di segnalare qui libri che abbiano un minimo valore di scrittura e al tempo stesso siano il più possibile gradevoli ai differenziati palati dei lettori generalisti di un giornale popolare. Dunque io segnalo, con la certezza della qualità del romanziere ma con qualche dubbio sulla felicità complessiva di quest'opera singola, l'ultimo romanzo di Abraham Yehoshua, che è uno dei più poderosi autori della straodinaria fioritura narrativa israeliana. Bastano, di Yehoshua, alcuni dei suoi più noti titoli per attestarne la grandezza sicura: « Il Signor Mani », « Cinque stagioni », « Un divorzio tardivo », « L'amante », « Fuoco amico ». Che dire di quest'ultimo ? Innanzitutto che Yehoshua non ha smentito la sua capacità di riapartire ogni volta come da zero, di creare di bel nuovo ad ogni romanzo non soltanto un intreccio totalmente originale e diverso ma anche proprio una cifra narrativa e uno stile sempre innovatori e soprendenti. Naturalmente permane costante il fondo di una narrazione densa e ricca di sensazioni, umori, enigmi interiori. E di paesaggi scrutati con realismo e stupore. Questi dati costanti si ritrovano anche nell'ultimo romanzo, così come si conferma (come in quello precedente, « Fuoco amico ») la figura di un protagonista sorpreso negli acciacchi psicologici dell'età matura ( un coetaneo dell'autore, insomma). Questa volta si tratta di un famoso regista cinematografico israeliano, Moshes, che troviamo a Santiago di Compostela, celebre luogo cristiano di pellegrinaggio, invitatovi per una retrospettiva dei primi film della sua carriera. Lo accompagna Ruth, attrice in età che fu bellissima e ancora conserva bellezza, la quale non è tanto sua compagna effettiva quanto invece una specie di amica, di persona affidata. Nella camera d'albergo Moshes scopre la riproduzione di un quadro che lo affascina e lo turba(riprodotto anche all'inizio del romanzo, in cui una giovane donna allatta con il seno un uomo vecchio, prigioniero e incatenato, presumibilmente per evitare che egli muoia di fame) e gli ricorda una simile scena che tanti anni prima il suo sceneggiatore amico-nemico avrebbe voluto far girare a Ruth ma lei rifiutò. Da quel dipinto e da molti altri piccoli segni e personaggi strani (fra cui due religiosi cattolici spagnoli e la loro vecchissima madre) nasce un percorso a ritroso nei meandri dei film, delle scene girate e di quelle tagliate ma soprattutto del passato e della vita di Mohses, di Ruth, dell'enigmatico sceneggiatore Trigano. Si tratta di un affondo quasi psicanalitico costellato di piccoli misteri. Pregi del romanzo ? La bravura narrativa alta e forte di Yehoshua. I difetti ? Un eccesso di simbolismi da decifrare e di elucubrazioni e persino qualche accenno, forse, di voyeurismo un po' senile. Lui, il romanziere, resta un grande della letteratura mondiale.