Circolo dei Libri

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15maggio
2010

Mark Twain

Ed. Feltrinelli/Rizzoli (Narrativa straniera)

Impareggiabile Mark Twain. E' l' autore del primo romanzo della mia infanzia ("Le avventure di Tom Sawyer) e della sua più importante e corposa continuazione ("Le avventure di Huckleberry Finn") cui secondo Hemingway tutta la narrativa americana del "˜900 è debitrice. Si ricorda in questi giorni il centenario della sua morte e che fosse baciato da una stella d'eccezione chi crede ai segni lo può vedere confermato da un fatto eccezionale: Mark Twain nacque nel 1935, l'anno in cui nei cieli transitò la celebre cometa di Halley, e morì appunto nel 1910, l'anno in cui quella stessa cometa ritornò. Vorrei dire mille cose sul baffuto scrittore americano che aveva capelli bianchi e vestiva quasi sempre completamente di bianco con lo scuro sigaro in bocca ("E facilissimo smettere di fumare", diceva, "io lo faccio ogni giorno"). Mi fermo su Huck Finn, il ragazzo briccone che se ne scappa lungo il maestoso fiume Mississipi su una zattera con il giovane compagno nero Jim, schiavo fuggiasco. Sulle sponde dell'enorme fiume Huck e Jim incontrano l'America vera, profonda, pittoresca, piena di ritratti gustosi, zuffe e pregiudizi. Twain accende colpi di scena, personaggi eccentrici, avventure che piacciono da oltre un secolo a tutti i ragazzi del mondo ma sono letteratura vera per tutti, stoffa autentica di grande narrativa americana. Pietro Citati ha scritt "Huck Finn è l'anti Tom Sawyer. Egli è un meraviglioso realista, per il quale esiste soltanto la distesa delle cose che si vedono, si sentono e si toccano". Gli specialisti di lingua inglese rivelano che Mark Twain, nel suo romanzo, è stato anche un innovatore, uno sperimentatore ardito e felice: la sua scrittura è una mescolanza ben calcolata di registri e impronte gergali diversificati. Una delle più note e recenti traduzioni italiane di Huck Finn è quella dello scrittore Giuseppe Culicchia (per Feltrinelli) il quale ha osservat "Da un punto di vista linguistico, la ricchezza di questo romanzo è straordinaria. E almeno in un'occasione Twain fa parlare in rima lo schiavo negro Jim, in quella che probabilmente è una delle prime tracce scritte del rap, nato come forma di racconto orale in rima proprio tra i raccoglitori di cotone delle piantagioni del Sud. E mettendo il racconto in bocca a un teppista ante litteram come Huck Finn, opera uno scempio(scientifico) della grammatica e della sintassi". Culicchia ha tentato una traduzione ardita e simpatica, qua e là forse un po' forzata nel rispettare la gergalità (l'Huck Fin italiano fa strage di congiuntivi). Buona anche la vecchia edizione BUR Rizzoli, con un ampio capitolo anche fotografico sulla vita di Twain (la traduzione è classica, degli anni '60). "Le avventure di Huck Finn" mi resero felice e febbrile quando avevo dodici anni: resta anche oggi per me un grande romanzo, avventuroso, divertente. Una storia di fiume e di umanità , di America e di libertà.