Circolo dei Libri

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15ottobre
2011

Gottfried Keller

Ed. Dadò (Narrativa straniera)

Martin Salander è a guardar bene un povero diavolo, un emigrante svizzero di ritorno alla sua riva del lago di Zurigo verso la fine dell'800. E' un uomo buono, legato alla sua tradizione, alla sua famiglia (moglie devota, parecchi figli), al mondo rurale e artigianale ancora nutrito di "ancien régime" anche se la nuova Svizzera moderna ormai è già nata, dal 1848. Salander torna a casa dopo una manciata d'anni da emigrante lontano dalla patria e commovente e tenero è il suo lento avvicinarsi al caro focolare, dove egli pensa che i suoi stiano abbastanza bene e invece moglie e figli sono di fatto alla fame. Ma il ricongiungimento è comunque festoso e Salander si può permettere, con il portafogli gonfio, di portar fuori l'affamata e felice famigliola al ristorante. Tutto dunque procederebbe bene se Martin Salander non scoprisse che un caro amico di cui si fidava, Louis Wohlwand, un banchiere al quale aveva affidato i suoi risparmi, ha allegramente dilapidato la sua piccola fortuna. Da lì cominciano le vicende e le delusioni per Salander, che sarà ancora diverse volte raggirato da Wohlwend. La tela di fondo è quella di una Svizzera che da campagnola e rurale si va trasformando in società industrializzata e capitalista. Insieme alla struttura economica cambiano anche il volto urbanistico e soprattutto le mentalità e persino i confini etici dei protagonisti di vita pubblica e affari. Gli stessi figli di Salander, cresciuti, avranno fastidi e sorprese e dovranno fare i conti con una insicurezza dettata da regole nuove e da nuovi cinismi. Gottfried Keller (1819-1890), scrittore amatissimo dai lettori confederati di ieri e di oggi, sapeva bene che la storia non si ferma ma sapeva anche che ogni progresso ha il suo chiaroscuro. Questo "Martin Salander" (1886) molto bene introdotto e tradotto da Mattia Mantovani per l'editore Dadò, è magari non l'opera maggiore di Keller (più celebre e valutato "Enrico il Verde", oltre a mirabili racconti) ma ritrae molto bene un paese in movimento strutturale e morale. Con una forza quasi profetica Keller accenna ai possibili guasti del profitto ad ogni costo, della spregiudicatezza affaristica, con una briciola di nostalgia per un antico mondo forse sorpassato ma munito di solidi appigli morali e di tradizione. Martin Salander è il mite protagonista non troppo felice di questo cambio epocale di velocità. Gottfried Keller, cantore quasi patriarcale di un elvetismo svizzero tedesco ben solido, avverte il passo inarrestabile e inevitabile del progresso ma ne coglie anche i segni di rischio degenerativo sul piano morale. E osserva come spesso i figli che hanno ereditato tempi nuovi faticosamente innestati con coraggio da padri immaginosi, non sono all'altezza della tensione etica dei genitori e anzi li spodestano in nome di più bassi istinti di avidità spicciola.