Circolo dei Libri

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17febbraio
2017

Domenico Starnone

Einaudi

Ecco un romanzo italiano nuovo, fresco e intrigante, scritto da un autore già affermato e maturo, Domenico Starnone. Il quale, fra l'altro, fu ed è sospettato di essere, a due o a quattro mani, "Elena Ferrante", nome e inventato di chi ha inventato "L'amica geniale". Uno scherzo astuto, sarebbe il suo, fra divertimento e furbizia editoriale. "Uno scherzetto" è comunque il titolo del suo ultimo romanzo, appena uscito da Einaudi. Un nonno un po' malmesso, 75 enne (come l'autore), reduce da un'operazione, infragilito. E un nipotino di 4 anni, vivace e intelligente, capriccioso, enigmatico. Il nonno è un artista abbastanza famoso ma un po' sulla via del tramonto. Stanno cominciando a dimenticarlo. Sua figlia Betta, sposata (forse scontenta) e madre del bambino Mario, lo chiama da Milano, dove lui vive da anni, vedovo, a Napoli, la città dove era nato e cresciuto. Nell'antica abitazione di allora sta adesso appunto la figlia la quale, in partenza col marito per un convegno di studiosi, chiede al padre di badare al bimbo. Un vecchio baby sitter, ecco. Controvoglia il nonno accetta, rientra nella città da cui era qui fuggito moltissimi anni prima. E ritrova il nido della casa antica, cambiato, estraneo e tuttavia intriso ancora, un poco, di memorie confuse, difficili. Il romanzo di Domenico Starnone è la cronaca minuziosa di quei tre giorni di "accampamento" strano fra nonno e nipote (con la vigilanza esterna della robusta donna delle pulizie). C'è umorismo, c'è malinconia, ci sono i conti con il passato e i lampi di quella matura genialità infantile che talvolta accade di incontrare, per poco tempo, nei bambini fra i tre e i cinque anni, fra lo svezzamento e l'ingresso a scuola. E' detta così, in una sintesi ridotta all'osso, la trama serrata di questo romanzo costellato di piccole sfide e baruffe fra nonno e nipote ma anche di complici "scherzetti". Per il bambino si tratta di una avventura d'eccezione, di una prova generale di alternativa affettiva. Per il nonno c'è la scoperta di quel nipotino così poco conosciuto, così strano. Ma c'è anche il rintocco della malinconia senile, dell'ansia di non più contare, nella percezione di essere una entità che sta sbiadendo mentre invece quel bimbo acutissimo è carne nuova, un proseguimento genetico di sé"… Starnone è narratore puro e ha buoni romanzi alle spalle (l'ultimo, "Lacci", è di due anni fa, nel 2001 aveva vinto il premio Strega con "Via Gemito", erano seguiti altri titoli). E' il marito di Anita Raja, la traduttrice che parrebbe essere (rimane un dubbio) la famosa Elena Ferrante del caso letterario "L'amica geniale" e titoli seguenti. Il sospetto, fondato, è che alla fine Elena Ferrante forse è fatta di due persone, una delle quali sarebbe proprio Domenico Starnone, il quale conosce benissimo la Napoli urbana e suburbana narrata ne "L'amica geniale". In "Scherzetto" il vecchio artista torna a Napoli: "Era lo spazio della mia adolescenza, viuzze, vie, piazze, canaloni vorticosi tar i mille traffici di Forcella, della Duchesca, del Lavinaio, del Carmine, fino al porto e al mare, un'area ampia striata di continuo da un flusso di voci locali - chiacchiere di passanti, grida dalle finestre, convenevoli sulle soglie dei negozi - che risuonavano tenere e violente, garbate e oscene, saldando tempi distanti, l'adesso di me vecchio col bambino e la volta che ero stato da ragazzo". "Scherzetto" ha una scrittura intensa ma anche svelta, sorretta da gran ritmo e con una forte, bella tensione narrativa. E' la cronaca anche un po' comica, tenere, certamente goffa e complicata, di quella breve convivenza fra due generazioni che per tre giorni sono rimasti senza quella di mezzo che le collegava. Ma contiene anche affondi densi e amari sulla vita, sul tempo che corre, sui bilanci che quasi sempre contraddicono le illusioni e le pretese della giovinezza.