Circolo dei Libri

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18settembre
2010

Ferenc Körmendi

Ed. Bompiani (Narrativa straniera)

Altro che romanzo d'appendice, come sibilò a suo tempo una feroce critica ideologica di stampo filonazista prima, negli anni '30, e poi di stampo comunista nel primo dopoguerra! Il naso sapiente di Valentino Bompiani intercettò subito, nel 1932, questo romanzo dell'ungherese Fernet Körmendi e lo tradusse in italiano. Sempre la Bompiani ha ora appena rîpubblicato il romanzo, con una bella postfazione di Giorgio Pressburger, che lo definisce "per certi versi, straordinario". E durante l'estate le pagine culturali italiane non hanno mancato di recensire e apprezzare questa riedizione che, di fatto, è una rivelazione. Tonio Kadar è un giovane povero, reduce dalla Prima Guerra mondiale verso un ritorno a casa di fame e solitudine. Orfano, deve fabbricarsi una vita, cercare di uscire dalle meschinità della polverosa indigenza fallimentare. E intraprende un viaggio di formazione e di speranze e rovesci, da Budapest a Vienna, a Parigi, a Londra, fino all'incontro con l'occasione di mutare vita e diventare un facoltoso architetto ben sposato in un rigoglioso Sudafrica. L'altro scenario parallelo è quello dei suoi vecchi compagni di scuola, rimasti a Budapest ad arrabattarsi con una vita in tono minore, affamati di denaro e di bellezze sognate e mai acciuffate. Questi giovani "vitelloni" felliniani traslocati a Budapest si ritrovano puntualmente in un bar a dissipare prigramente le ore e un bel giorno scoprono su un giornale che il loro antico compagno Kadar ha fatto successo ed è straricco. Presi da invida livida e da famelica adulazione, gli scrivono una lettera adulatrice, speranzosi in una sua visita alla vecchia patria. Il ricco e i poveri si incontreranno, con l'ipocrisia avida dei perdenti da una parte e la svagata e un po' malinconica signorilità di quello che ce l'ha fatta. Ma dietro l'angolo di ogni storia, e di ogni vita, si può annidare l'amore subitaneo, un balenìo di capelli rossi, di occhi verdi, di torbide movenze. Il romanzo ê una storia di avventure, è esso stesso un'avventura, che il lettore scoprirà da solo, felicemente. La filigrana avventurosa e sentimentale si impasta con un fondale sociale ed esistenziale confuso, incerto, inquieto, disillus siamo alla fine degli anni '20 in Ungheria, dopo un tentativo di rivoluzione comunista e alla vigila dell'avvento del nazismio, con ampie avvisaglie di populismo antisemita. Ma lo sfondo politico-sociale è soltanto un humus dove collocare la privatezza delle ambizioni, delle solitudini, degli amori strozzati e di quelli sciupati o impossibili, dei fallimenti. Fra ristoranti notturni e desolati con pettegolezzi e vino mentre fuori piove e vellutati scompartimenti lussuosi dell' Orient Express in corsa si giocano le speranze e le disillusioni di una generazione che non sapeva che lì a poco l'Europa, e con essa l'Ungheria, sarebbe stata in fiamme.La "Belle Epoque" non era più bella.