2021
Alain Elkann
Bompiani
Un giorno nella vita di un uomo. Un giorno nella vita di un uomo illustre ma forse ingessato in una elegante incompiutezza e persino in una raffinata mediocrità ben camuffata. Una giornata che potrebbe persino essere, inopinatamente, l'ultima della sua vita. Alain Elkann racconta le ventiquattro ore rivelatrici e a modo loro fatali di Edmond Bovet-Maurice, sessantottenne direttore del massimo museo parigino (si può pensare al Louvre). L'uomo è importante, famoso, vezzeggiato, possiede fascino intellettuale e sex appeal. Ha un matrimonio alle spalle e una incerta relazione in atto con una donna molto più giovane di lui. Edmond Bovet-Maurice si sveglia un mattino e il suo umore non è dei migliori: si accorge di essere ingrassato, anche se la governante, interrogata in proposito, minimizza con educazione la cosa. Oltre a ciò, lo inquieta la scoperta di un neo sulla pancia, che dovrà mostrare al più presto al suo medico. E così si avvia la giornata del mondano direttore del grande museo, un uomo così fortunato da aver raggiunto un ruolo di celebrità nella vita culturale francese e da essere sul punto, addirittura, di venir eletto presto nella prestigiosa Académie française. Ma proprio in quella giornata appare la fastidiosa perturbazione di una difficoltà vaga, per cui la sua candidatura sarebbe improvvisamente in forse: infatti sarebbero saltati fuori alcuni punti oscuri nelle vite pregresse della mamma e soprattutto della nonna materna di Bovet-Maurice, le quali sarebbero state in qualche modo spregiudicatamente collaborazioniste con i nazisti ai tempi dell'occupazione tedesca. Le radici ebraiche di famiglia e la figura certa del padre come protagonista della Resistenza non tolgono il sospetto che la folgorante carriera, sin da giovane, di Bovet-Maurice sia stata favorita proprio dalle collusioni parentali con poteri occulti e cupi. Non è la migliore giornata, per il protagonista, che se la deve vedere anche con un incontro non facile con la giovane donna con cui ha una relazione: lei gli fa capire, con fredda gentilezza, che se lui dovesse ammalarsi o mostrare i segni di una incombente vecchiaia, lei non starà certo a fargli da badante. Un colpo duro, per lui, che vede vacillare improvvisamente alcune certezze. A poco a poco Edmond si ritrova a dover fare i conti con un bilancio privato fra coscienza e moralità, senza sconti. La sua ambizione deve prendere atto anche dei limiti intellettuali e morali: dietro la facciata di successo forse non sta un uomo del tutto limpido, sia per la trafila generazionale del passato (in qualche modo le colpe dei padri, anzi qui delle madri, può sempre ricadere sui figli) sia per una analisi lucida della propria persona. Quando lui, uomo sicuro, viene infragilito dalle circostanze del destino, l'esame di coscienza può diventare, oltre che necessario, anche implacabile. Questa dimensione di scavo psicologico e morale avviene, nella narrazione di Elkann, dentro una perlustrazione minuziosissima dei luoghi fisici; e sono quelli di una Parigi raccontata in tutti i dettagli, strada per strada, piazza per piazza, palazzo per palazzo, ristorante per ristorante. La mappa parigina disegnata da Elkann mette insieme con scrupolosa esattezza spazio e tempo (e ricorda in un certo senso la ricognizione fisica e toponomastica di Parigi operata in molti suoi libri da un altro scrittore, il premio Nobel Patrick Modiano). La vita di un uomo può essere riassunta in ventiquattro ore trascorse nella geografia spaziale e umana di una vivissima e dettagliatissima Parigi: e proprio questa è la bella invenzione di un romanzo in cui la tentazione snobistica dell'autore (aristocratico italo-parigino) si scioglie molto bene nella sua serietà stilistica.
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