Lo strazio dell'emigrante, 85 anni dopo
2018
Montagna ticinese, Dalpe, siamo alla fine dell'Ottocento. Una vecchia madre, che ha già perso un figlio e poi il marito, accompagna giù fino alla stazione di Bellinzona i due suoi figli che hanno deciso di emigrare in America per far fortuna. Loro e lei sanno, nella ressa dei familiari che danno addio in lacrime al folto gruppo di giovanotti migranti, che si scriveranno lettere e notizie (scrivete, scrivete!) ma non si rivedranno più. "Intanto Giovanni e Andrea, in disparte, prendevano or l'uno or l'altro la mano della mamma, quella mano grinzosa e rinsecchita su cui brillava logoro il vecchio anello nuziale, e la andavano baciando con certi baci quas rabbiosi; poi le si avvinghiavano al collo, che pareva la schiacciassero, due giovanottoni così, con una vecchina, e le baciavan la fronte e i capelli bianchi ("…).Saltarono sul convoglio"…e li lasciassero andare, che loro avrebbero pianto in treno, la notte, nel rullìo dei carrozzoni addormentati"… Il treno si mosse, mentre la vecchia si faceva largo tra la folla e correva arrembata verso l'estremità della stazione, perché i figli avessero a vederla sola, fuori dalla folla, e a portarne l'immagine piangente nei loro occhi"…".(Guido Calgari, "Quando tutto va male"): lo struggimento drammatico dell'emigrazione povera ticinese 37 anni prima della pubblicazione del "Fondo del sacco" di Plino Martini"…Erano usciti nel 1933 questi importanti racconti di Guido Calgari (1905-1969), riediti nel 1968 e poi spariti. Ci ha pensato ora Armando Dadò, per fortuna, a ripubblicarli.
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